William Shakespeare ha consacrato la sua eternità nel mondo teatrale con le proprie opere. Tra queste spiccava la storia di Amleto che, costretto a vendicare l’onore del padre, con in mano un teschio si poneva l’interrogativo: “Essere o non essere?”. Domanda simile, ma chiaramente con un’ambientazione totalmente diversa, se la pongono i calciatori durante gli impegni contro le ex squadre. Attaccanti, centrocampisti e difensori di qualsiasi tipo, quando giocano queste sfide, sono presi da un grande dilemma: “ma se segno esulto o non esulto?”.
La scelta è ardua ed imbarazzante, poichè si contrappone il rispetto ad una società per la quale si è spesso dato tutto, pianto e provato felicità, al libero sfogo della propria esuberanza. Fare gol è una gioia per ogni calciatore specie se, come Rolando Bianchi nell’ultima giornata di Serie A, si è a digiuno da un sacco di tempo; quindi perchè rovinarsi il momento e non esultare. Diciamo che il silenzio mette d’accordo quasi tutti, ma a scatenare le polemiche è proprio il gioire che, soprattutto dalle tifoserie, è visto come un segno di mancata riconoscenza e dunque sinonimo di poco rispetto.
Proprio nella sfida tra Atalanta e Bologna risalente alla dodicesima giornata di Serie A, il “bomber” Bianchi, bergamasco di nascita ed ex giocatore dell’Atalanta, è riuscito a segnare dopo un lungo e inconsueto digiuno. L’attaccante della squadra ospite ha pertanto deciso di esultare senza moderarsi, correndo verso il settore occupato dai tifosi del Bologna. Il gol di Rolando aveva momentaneamente pareggiato i conti tra le due compagini e i tifosi atalantini non l’avevano sicuramente presa bene, visto che la marcatura del bergamasco viene accompagnata da cori offensivi e fischi sonori.
Bianchi, in un’intervista rilasciata, dichiara: “Segnare e non esultare è inconcepibile. Ho profondo rispetto nei confronti della piazza in cui ho maturato grandi conoscenze a livello calcistico, ma ne vengo da un periodo complicato a causa di un infortunio e sto cercando di uscirne. Il gol contro l’Atalanta è stato senza dubbio un ottimo modo per ripartire”.
Tra le esultanze indesiderate che hanno fatto discutere ne ricordiamo parecchie. Quella di Ronaldo, storico ex attaccante della Seleçao, anni fa. Il brasiliano, cresciuto e consacratosi nell’Inter, a distanza di 5 anni finì a giocare nel Milan e la piazza nerazzurra non prese granchè bene questa notizia. Il “derby della madonnina” vide il fenomeno brasiliano opporsi alla sua ex squadra e i tifosi dell’Inter lo accolsero con una miriade di fischietti per deconcentrarlo. Lui, che a calcio ha sempre saputo giocare dando poco peso a chi sugli spalti lo fischiava, segna il gol del momentaneo 1-0 rossonero ed esulta con foga. Sempre nel derby di Milano, un Ibrahimovic con una storia analoga a quella di Ronaldo esulta con più cattiveria, restando a fissare i tifosi nerazzurri. De Sanctis, nel match contro il Napoli all’Olimpico, dopo la miracolosa parata su Pandev si è lasciato andare ad un’esultanza sfrenata. Van Persie, inoltre, contro i suoi ex Gunners e il suo ex tecnico Arsene Wenger ha iniziato ad esprimere tutta la sua contentezza correndo senza sosta e urlando a squarciagola.
C’è chi poi preferisce rimanere in silenzio e mantenere vivo il concetto di rispetto. Gabbiadini in Bologna-Sampdoria, dopo un magistrale gol su punizione è l’ultimo esempio. Soprattutto, parlando di giocatori di livello mondiale, Cristiano Ronaldo nel match di Champions League tra Real e Manchester United non ha esultato, sebbene abbia di fatto eliminato i suoi ex compagni dalla massima competizione europea. Lo stesso Quagliarella, formatosi in quel di Udine, una volta segnato in Udinese-Juventus ha scelto di moderarsi. Dzemaili con il Torino, Cavani con il Palermo e molti altri hanno deciso di non esultare contro le loro ex squadre.
Si sa, il calcio è uno sport di passione, gioie e dolori. Segnare un gol rappresenta il perno di questo gioco e talvolta può risultare difficile capire se contenersi per rispetto o lasciarsi andare. Molti ritengono che chi non esulti in realtà stia facendo l’ipocrita davanti al proprio pubblico e alla propria società, altri apprezzano e danno spazio agli applausi. Qualunque sia la scelta, basta farla a cuor sereno.