“Ci sono più di due donne nel film? Si parlano tra loro? Parlano di qualcosa che non sia un uomo?”. Sembrerà strano ma le risposte a queste tre semplici domande possono dare ufficialmente l’ok a un film e alla sua pubblicazione, distribuzione, visione e vendita. Il test “anti-sessismo” prende il nome di Bechdel Test e deciderà se sia stata davvero rispettata e salvaguardata la figura della donna sul grande schermo. Comparso per la prima in un fumetto del 1985 di Allison Bechdel torna a distanza di quasi 30 anni e stabilisce il “valore di uguaglianza fra uomini e donne”.
“Questo metodo deve aprire gli occhi agli spettatori – ha dichiarato Ellen Tejle, direttore del cinema Bio Rio, a Stoccolma – Raramente si vedono nei film super eroi di sesso femminile o semplicemente donne che perseguono obbiettivi importanti. Lo scopo è offrire al pubblico una prospettiva woman-friendly”.
Tra le pellicole bocciate al Bechdel Test ci sono: la trilogia de Il Signore degli Anelli, Pulp Fiction, Shrek, Harry Ti Presento Sally, Trainspotting e Ritorno al futuro.
Anche lo Swedish Film Institute ha sposato l’iniziativa. Il canale televisivo Viasat Film pensa già a una data ufficiale: 17 novembre per una “Super domenica” in cui verranno trasmessi solo film promossi a pieni voti, film “alla pari”, film per tutti. Ne sono un esempio The Iron Lady e The Hunger Games
Fra le ultime uscite, scovando e scavando fra le pellicole più fresche, Gravity “non passa nemmeno il primo livello”, mentre Behind the candelabra, The Great Gatsby e Gangster Squad sono un “ni”. Ottimo pezzo, invece, quello di Woody Allen, Blue Jasmin, Despicable Me 2 e Bling Ring.
Il critico cinematografico svedese Hynek Pallas ha commentato così la “discutibile utilità e validità del ‘metodo’ adottato dagli amici svedesi”: “Ci sono fin troppi film che passano il Bechdel Test e non aiutano affatto la società ad essere migliore o più paritaria e altrettanti film che non lo passano ma sono meravigliosi su tanti altri fronti”.
Che dire? Spazio alla donne, spazio all’uguaglianza di diritti e all’emancipazione del “sesso debole” che, poi, così debole non è.