Formula 1, Abu Dhabi – Quando iniziano a scarseggiare gli aggettivi per definire un fenomeno, vuol dire che quel pilota sta realizzando qualcosa di straordinario, pagine di storia che leggeranno quelli dopo di noi, ma io potrò dire: c’ero.
Domenica appena trascorsa, ho visto un cannibale non un pilota, gli occhi di una tigre hanno illuminato lo splendido tracciato di “Marina Bay” e la voglia di battere tutti i record ha fatto la differenza. Sebastian Vettel ha un solo obiettivo nella sua mente: diventare il più grande pilota di tutti i tempi.
I numeri gli danno ragione: poker appena raggiunto per il mondiale, sette gare di seguito vinte, undici in questa stagione alla ricerca del record di Schumacher fissato a quota tredici nello stesso campionato. Mancano ancora due gare, USA e Brasile e viste le prestazioni di Sebastian e della super Red Bull tutto è possibile.
Lo scalpore non finisce qui, la forza è nelle parole del tedesco al termine della gara quando, fresco come un rosa, appena sceso dall’abitacolo dichiara che a un certo punto “ mi sembrava di volare”. Poveri gli altri, triturati, spariti, offuscati sotto i colpi devastanti dei giri veloci messi in scena dal tedesco; al resto della “ciurma” sono rimasti i granelli di sabbia del deserto, buoni solo per “giocare” a costruire un campionato di serie B per il secondo posto nel mondiale tra Mercedes e Ferrari. Si parla tanto del 2014, anno in cui si parte tutti da zero, si preme il tasto “reset” su una Formula 1 alla ricerca continua dei cambiamenti pur di dare spettacolo in pista. Molti, Ferrari in primis, sperano che il “new deal” della massima espressione dell’automobilismo possa riportare a un rimescolamento delle carte e soprattutto fermare l’armata “energetica” della Red Bull.
La mia opinione è che sempre che gli alieni non rapiscano il genio Adrian Newey, papà di tutte le Red Bull, e Vettel non decida di darsi alla pesca della carpa d’acqua dolce, contro questo binomio ci sono ben poche speranze anche per il prossimo anno.
Godiamoci queste ultime due gare, i “burnout” di Vettel a fine gara, i favoritismi della Ferrari nei confronti di Alonso rispetto al povero Massa e la telenovela Lotus nei confronti di Raikkonen.