Pussy Riot, Putin spedisce una di loro in Siberia

Come nella vecchia Urss. I dissidenti finiscono in Siberia. Stavolta è toccato ad una delle Pussy Riot. Il Servizio Penitenziario russo ha, infatti, comunicato che Nadia Tolokonnikova, un membro del gruppo punk, da più di un anno in carcere per motivi politici, sarà inviata in una nuova struttura, avendo subito minacce di morte. Il marito denuncia che da oltre dieci giorni gli è stato impedito di vederla e che non verrà trasferita in un nuovo carcere, ma in una specie di campo di concentramento in Siberia.

Tolokonnikova sta scontando una pena di due anni di reclusione per una esibizione politicamente provocatoria della sua band nella principale cattedrale ortodossa di Mosca nel 2012. Ha fatto lo sciopero della fame per protestare contro le condizioni carcerarie a settembre ed è stata ricoverata in ospedale. Ad ottobre diverse migliaia di cittadini russi hanno sfilato per la capitale per chiedere la sua liberazione e quella di tante persone che considerano alla stregua di prigionieri politici. La manifestazione è servita principalmente a mostrare sostegno a coloro che sono stati arrestati nel maggio 2012 durante gli scontri tra manifestanti e polizia, alla vigilia dell’elezione di Vladimir Putin per il terzo mandato presidenziale.

Il destino delle Pussy Riot ha conquistato da tempo i media di tutto il mondo, al punto che il loro caso è stato accostato a quelli di Solzenicyn, Sakharov e Sharansky, simboli di speranza e di libertà contro i regimi repressivi. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica venti anni fa, il concetto di opposizione in Russia rimane astratto.

Recentemente Pyotr Verzilov, il marito di Nadia Tolokonnikova, ha visitato gli Stati Uniti con sua figlia, Gera, e i membri del suo staff legale. Verzilov ha incontrato i membri del Congresso, attivisti e giornalisti affinché non si affievolisca la pressione internazionale sul caso. Lui e sua figlia hanno rilasciato interviste alla CNN e al Washington Post, ma anche a MTV, e un discorso organizzato in tutta fretta alla New York University ha attirato una folla oceanica. Lui e sua moglie sono stati onorati da Yoko Ono a New York, che ha premiato il gruppo con il Premio Lennon-Ono per la Pace. Amnesty ha lavorato direttamente per oltre 40mila prigionieri politici, fin dalla sua fondazione, ma nessun caso sembra avere la stessa attenzione di quello delle Pussy Riot.

In un mondo in cui le cause dei diritti umani si vincono anche in base all’attenzione che ricevono, quella per le Pussy Riot è molto forte soprattutto dopo la notizia del trasferimento di Nadia in Siberia. Sostegno è stato espresso da Madonna, i Red Hot Chili Peppers, Sting, Ono e decine di altre leggende della musica. Le voci di tutto il mondo chiedono il rilascio di Nadia delle Pussy Riot, ma Putin sembra non sia intenzionato ad ascoltarle, prediligendo le canzonette anni Trenta e Quaranta. È un nostalgico.

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