Non sappiamo se i danesi sprizzino gioia da tutti i pori, ma sembra proprio che la felicità, almeno da due anni, alberghi in Danimarca. Questo è quanto emerge dalla seconda edizione del World Happiness Report 2013 che l’ONU ha affidato al Sustainable Development Solutions Network (SDSN).
Un gruppo di esperti in vari settori – economia, psicologia, indagini e statistiche nazionali – ha condotto uno studio su oltre 150 Paesi che ha tenuto conto di un set di dati relativi agli ultimi tre anni e dei risultati di sondaggi diretti a conoscere l’effettiva sensazione di felicità percepita dalle persone. Obiettivo finale, estrarre indicazioni utili per le future scelte politiche nel periodo 2015-2030. Un compito ingrato quello di valutare e dare un punteggio alla felicità, ma le Nazioni Unite ci hanno voluto provare per stimolare tutti i paesi a promuovere iniziative e interventi volti alla felicità delle proprie comunità.
I danesi dividono il podio con norvegesi e svizzeri, poi olandesi, svedesi e finlandesi. Tra i parametri considerati, è evidente, non rientrano il sole o il clima, ma aspetti ben più sostanziali come il reddito pro capite, l’aspettativa di vita, la percezione di libertà nel compiere le proprie scelte, l’assenza di corruzione e la rete personale di sostegno sociale.
E l’Italia? Proprio la valutazione di questi elementi ci ha fatto conquistare un modesto 45° posto, stretti tra Slovenia e Slovacchia. In caduta rispetto al 28° piazzamento della precedente edizione. Non siamo soli, anche Portogallo, Spagna e Grecia sono stati colpiti dalla crisi e hanno perso terreno in classifica. Piazzamenti migliori per Stati Uniti 17°, Gran Bretagna 22°, Francia 25° e Germania 26°. Chiudono la graduatoria diversi paesi africani: Ruanda, Burundi, Repubblica Centrafricana, Benin e Togo.