Avete presente il cult-movie Se mi lasci ti cancello con Kate Winslet e Jim Carrey? Ecco, a quanto pare la pillola per dimenticare non è più fantascienza. Tutti noi abbiamo desiderato almeno una volta cancellare in un solo colpo i brutti ricordi legati a una persona, a un’esperienza andata male, a un evento traumatico del passato.
Come il disperato Joel del film di Micheal Gondry, divenuto apatico a causa di un amore fallito, che decide di bussare alla porta del dottor Howard Mierzwiak per dimenticare l’amata Clementine, così anche noi potremo sperare di ripulire la nostra mente da ricordi malinconici.
Gli studi sulla pillola contro i brutti ricordi sono iniziati già più vent’anni fa in tantissime università sparse nel mondo, portando a risultati mediocri con vari effetti collaterali negativi. L’Università dell’Alabama, a Birmingham, negli USA, si sta occupando in questo momento di ricerche sulla manipolazione della memoria, grazie all’equipe del dipartimento di neurobiologia diretta dal professor David Sweatt. L’obiettivo è quello di formulare farmaci, che permettano di cancellare dolori e ferite da Post Traumatic Stress Disorder, senza effetti negativi.
In attesa di risultati più concreti, c’è un esperimento condotto sui topi, che sembra aver dato qualche spiraglio di riuscita. È una storia che parla di topi ed ipad. Infatti l’interazione tra i topi di laboratorio con le tecnologie informatiche è aumentata, grazie all’utilizzo dei tablet. Si è notato, che per le piccole cavie è molto più semplice ed istintivo l’uso dello schermo, che può essere toccato con una zampa, in base al sentimento che si vuole esprimere. È proprio questo che gli scienziati vogliono analizzare, le reazioni rispetto a ricordi positivi o negativi.
La replica di determinate situazioni nei topi ha fatto sedimentare la memoria, imprimendo quella che Sweatt chiama “impronta fisica del Dna“. Lui stesso ha affermato che, per poter creare un bagaglio di ricordi, ci deve essere un’alterazione sia a livello genetico che a livello di esperienza. Dopo aver fissato i ricordi nella cavia, si passa alla seconda parte dell’esperimento, ovvero la cancellazione dell’esperienza, attraverso la somministrazione di farmaci nell’area corticale del cervello.
I risultati di questo esperimento non permettono di poterlo effettuarlo sull’uomo in questo momento, ma apre delle possibilità future. Dalle parole di Sweatt: “Primo: la memoria può essere manipolata. Secondo: la sedimentazione dei ricordi può essere bloccata. Terzo: possiamo intervenire per cancellare un singolo ricordo. Ma la scienza deve cercare farmaci che non facciano male al cervello dell’uomo: ad oggi gli effetti collaterali sono troppi.”
Un altro esperimento condotto dal professore di neurobiologia Norman Weinberger nell’università della California a Irvine, ha dimostrato che è possibile impiantare ricordi artificiali, esperienze mai avvenute, tramite minuscoli elettrodi inseriti nella corteccia uditiva del cervello.
Sarà meglio rimuovere dai ricordi legati ad un evento traumatico o cercare di superarlo e fare tesoro anche delle esperienze più brutte? Eticamente, la storia ci insegna che la memoria delle sofferenze e del dolore sono alla base del progresso dell’umanità, che dagli errori e dagli insuccessi s’impara. Sia nel campo scientifico che in quello educativo, le esperienze negative sono utili per non commettere più gli stessi errori e fondamentali per il nostro percorso di crescita. Non sappiamo se stiamo cancellando il ricordo o erigendo barriere che lo nascondono. Cambiare il contenuto delle nostre memorie, alterandone le tonalità emotive, per quanto desiderabile per alleviare situazioni dolorose, potrebbe cambiare chi siamo.
L’anestetico delle angosce e delle emozioni ha tutti gli ingredienti per entrare a far parte della nostra società, così ansiosa di cancellare e manipolare, attraverso bisturi o psicofarmaci, tutto quello che non appare ‘bello’, procurando una fasulla parvenza di felicità.