Toni e Gila. Perché alla fine, diciamolo, il vintage va sempre di moda e ci piace da matti il gusto del passato che ritorna. Toni e Gila. Passare l’estate in Brasile è il sogno di tutti e anche di questi signori del gol, dati per finiti mille volte e mai prigionieri della loro carta d’identità. Toni era emigrato a Dubai, ma si è reso conto in tempo di poter segnare ancora in serie A. Rimettendosi in gioco prima a Firenze dove aveva tutto da perdere e adesso a Verona dove fa volare l’Hellas, la sua Giulietta. Gila, invece, è stato corteggiato da Roma e Juve, ma è rimasto al Genoa col sorriso e fin dal ritiro si è preparato con grande professionalità per essere pronto alla chiamata di Prandelli: chissà se adesso risponderà anche a quella dei canadesi, che lo vogliono a Toronto nel 2014 per provare a vincere la MLS.
Toni e Gila, attaccanti veri e ragazzi seri. Sì, perché a memoria non ricordo screzi o scazzi che riguardino Luca e Alberto, molti giovani (potenziali) fenomeni vadano a scuola da loro. A proposito, da ieri in Italia anche i meno esperti sanno chi è Berardi: “Berardi chi?”, la domanda sorgeva spontanea fino alla tripletta di Marassi, non tutti seguono la B. Dove già l’anno scorso questo baby bomber stuzzicava l’attenzione delle grandi, anche d’Inghilterra, chiedere a Manchester per informazioni. Quando da Napoli partì un sondaggio verso Sassuolo, la risposta fu chiara e netta. “È già della Juve”. L’affare è stato formalizzato solo l’estate scorsa, nell’operazione Marrone, ma la prenotazione risale a tempi non sospetti, quando l’occhio lungo di Paratici consentì ai bianconeri di bloccare uno dei talenti più interessanti del calcio italiano. Classe 94, Berardi è il più giovane triplettista di questo inizio stagione, non solo in Italia ma in mezza Europa, considerando i cinque campionati più prestigiosi. Velocità e tecnica, potenza e agilità, con un caratterino mica male. Pensate che Di Biagio non può convocarlo in Under 21(infatti adesso pensa a Pettinari del Crotone e Trotta del Brentford), perché squalificato fino a marzo dalla FIGC: qualche mese fa, infatti, non si presentò all’aeroporto per rispondere alla convocazione della U19 senza avvisare e spegnendo pure il telefonino, cartellino rosso profondo. In attesa di vederlo crescere e maturare, la Juve si gode il suo presente, fatto di risposte concrete a chi considerava -dopo Firenze- il suo ciclo in via d’estinzione.
Ero a Parma sabato, l’ho vista con i miei occhi. Vincere in un campo dove Conte juventino non aveva mai centrato i tre punti. Persino Buffon, chiacchierando con gli amici alla fine, ricordava di non aver forse mai trionfato da avversario, perché nei due precedenti successi lui non giocò, controlleremo. Rieccola, la Juve: tre partite vinte senza prendere gol, meno spettacolo e più equilibrio. Sorniona nel primo tempo, più decisa nella ripresa, quando Pirlo ha riconfermato di essere indispensabile e Quagliarella un’arma in più da giocarsi col Real. Poi l’appuntamento col Napoli, che fatto il suo dovere con il Catania, grazie al solito Callejon.
Conte e Rafa restano così insieme al secondo posto, tre punti dalla Roma, al primo pareggio stagionale. Anche se non ha vinto ancora, la squadra di Garcia ha comunque provato fino all’ultimo con rabbia e caparbietà, non può bastare un mezzo scivolone per cambiare i giudizi, per carità. Senza Europa da due anni, la Roma ha ricostruito il suo capitale tra critiche e polemiche, cambiando tanto e in fretta. Cambiando bene. L’impressione è che il Milan debba fare presto altrettanto, i segnali sono preoccupanti. Allegri resiste ancora, Galliani è sotto accusa ma non molla. Si è sentito con Berlusconi in mattinata per decidere se proseguire con l’allenatore (fiducia a tempo: piace Mangia, altrimenti Inzaghi), ha staccato nel pomeriggio tifando in tv per Djokovic contro Ferrer, poi in serata si è innervosito per le voci di rottura con il suo presidente. Ci ha pensato Barbara, nell’intervallo di Torino-Roma, a riportare un po’ di quiete (insomma…) dopo la tempesta. “Ho solo chiesto a papà un cambio di filosofia aziendale, non la testa di Galliani”, aspettiamo allora nuovi particolari per capire cosa davvero intende la figlia del patron.
Tempesta in arrivo, infine, anche per altre panchine. Delio Rossi è stato riconfermato ma barcolla, Lopez gode della fiducia di Cellino ma non può continuare a perdere, Petkovic non convince più come prima ma le indiscrezioni su Stramaccioni mi sono state seccamente smentite. Occhio invece a Udine. Dove i Pozzo hanno lasciato lo stadio mentre Alvarez firmava la festa dell’Inter: Guidolin non sembra più godere di una stima incondizionata, preoccupano la condizione fisica e alcune scelte. Le ha indovinate tutte, invece, Mazzarri. La sua Inter corre e brilla, Ricky gioca come ai tempi del Velez (a centrocampo, nel vivo della manovra) e Palacio segna ogni due per tre. Ah, l’argentino col codino ha passato i trenta anche lui, ma guarda un po’. Siamo davvero tutti pazzi per il vintage.
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