Non siamo di certo nuovi a casi di epic fail sui social network, anzi gli errori di comunicazione delle aziende negli ultimi mesi hanno tenuto banco e fatto scuola tra gli amanti del crisi management in ambito marketing.
Proprio pochi giorni fa avevamo parlato di quale ruolo strategico giochi la web reputation per le imprese e quanto la stessa possa determinarne il successo o il fallimento nei rapporti con la clientela attuale e potenziale.
Stavolta è il turno di Pomì, azienda agricola del Cremonese che vende pomodori confezionati. Pomì, nel maldestro tentativo di sfruttare a suo favore la vicenda di attualità della terra dei fuochi, che mette in cattiva luce la qualità dei prodotti agricoli provenienti dall’Italia meridionale, ha pubblicato sulla pagina aziendale di Facebook un aggiornamento di stato che sottolinea, con tanto di immagine e slogan, che la materia prima dei propri prodotti proviene esclusivamente dalle regioni del nord Italia, prendendo le distanze dai “recenti scandali di carattere etico/ambientale che coinvolgono produttori ed operatori nel mondo dell’industria conserviera”.
L’immagine in questione raffigura la penisola italiana ed evidenzia le regioni dalle quali Pomì attinge per preparare i suoi prodotti, si tratta delle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, il tutto accompagnato dallo slogan “Solo da qui, solo Pomì.”
L’aggiornamento in questione ha fatto infuriare molti dei fan della pagina, in particolar modo quelli del centro e sud Italia che si sono scagliati contro l’azienda accusandola di speculazione mediatica, disciminazione e di aver commesso un autogol commerciale.
Tanti gli utenti che su Facebook si sono rivolti a Pomì spiegando che i rifiuti stoccati al sud provengono anche dal nord dell’Italia e che essendo una vicenda di rilievo nazionale non è giusto dissociarsi del tutto, ricordando tra l’altro che alcune delle zone più inquinate d’Italia si trovano proprio nelle regioni in cui Pomì opera a livello agricolo.
E intanto è partito il consueto invito al boicottaggio sia su Facebook che su Twitter, e su quest’ultimo per l’occasione è stato coniato l’hashtag #boicottapomì, sulla falsa riga del recente fail di Barilla.
A questo punto, come suggeriscono le esperienze precedenti, non resta altro che attendere la contromossa dell’azienda che difficilmente potrà ignorare quanto si è scatenato in rete nelle ultime ore e che potrebbe scusarsi con i proprio clienti per la comunicazione un po’ troppo azzardata.