Ad eccezione dei film d’animazione, i titoli che sbancano il botteghino e che rimangono impressi nella mente degli spettatori sono davvero pochi. In Italia arrivano nelle sale cinematografiche commedie e film d’azione di medio livello, per le quali gli spettatori attendono tranquillamente il passaggio in televisione, e molti remake, quasi mai al livello dell’originale. Per il resto film di nicchia, d’autore o vincitori di qualche festival anche particolarmente interessanti ma che rimangono nell’ombra.
Differentemente il grande pubblico ama sempre di più appassionarsi agli appuntamenti settimanali con le serie tv, per la maggior parte americane. C’è da dire infatti che quelle made in Italy lasciano alquanto a desiderare in sceneggiature e performance della maggior parte degli attori. Le serie d’Oltreoceano invece fanno il boom d’ascolti, anche quando si tratta di repliche. Per la maggiore, specialmente negli ultimi anni, vanno i crime come CSI o Criminal Minds e i medical alla Grey’s Anatomy.
Fino a una decina di anni fa si pensava alle produzioni televisive come a un prodotto di basso livello, un modo per attori, sceneggiatori e registi di fare la famosa “gavetta”. Oggi invece i prodotti di più alto spessore si trovano proprio nelle serie televisive. Basta pensare a un prodotto come Breaking Bad in cui per cinque stagioni si racconta l’evoluzione di un personaggio che in due anni sta andando incontro alla morte; i personaggi nelle serie diventano qualcosa di estremamente vivo e reale, diventano persone di famiglia con cui si ha un appuntamento fisso tal giorno della settimana per farsi raccontare le ultime “news”. E gli attori in quei ruoli, trattati e approfonditi per così tanto tempo, danno il meglio di se stessi. Un esempio su tutti l’attrice Calista Flockhart nei panni dell’avvocatessa Ally McBeal, la quale entrata così tanto in sintonia con il suo personaggio, soffriva indescrivibilmente per tutto ciò che le accadeva tanto che ha dovuto dopo cinque stagioni abbandonare il personaggio.
Inoltre possiamo affermare con tranquillità che a parte rari casi i film degli ultimi anni hanno un solo genere di riferimento; differentemente le serie televisive spaziano da uno all’altro, sono un insieme di comicità, drammaticità, sentimentalismo. Sono squarci di vita vera. E ciò è chiaramente possibile da una parte per l’alto livello di sceneggiatori e attori che hanno ritmi di lavoro impensabili per i loro colleghi del cinema e dall’altro per il sostegno finanziario che ricevono dai network produttori che hanno poi una grande ritorno sull’esportazione del prodotto all’estero.
Ieri le serie televisive erano un modo per arrivare al cinema; da Will Smith a George Clooney tutti i più famosi attori di Hollywood hanno iniziato la loro carriera nelle serie. Oggi invece lavorare in una famosa serie è il punto di arrivo, quello che ti fa fare il salto di qualità e che ti rende celebre al grande pubblico.