Il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri intervenne, su sollecitazione della compagna di Salvatore Ligresti, affinché la figlia Giulia, detenuta nonostante le condizioni di salute precarie, venisse scarcerata. E’ quanto emerge dall’inchiesta di Torino sul caso Fonsai. Un’altra bufera pronta a scatenarsi sul governo dopo quella sul voto palese in Senato per la decadenza di Silvio Berlusconi.
Il nome della Cancellieri è emerso nell’inchiesta allorquando i magistrati di Torino, esaminando i tabulati telefonici, hanno rilevato i contatti fra la famiglia Ligresti e il Guardasigilli, che al momento non è indagata. Sentita dal pm Vittorio Nessi il ministro ha comunque confermato il proprio interessamento alla vicenda. La figlia dei Ligresti, peraltro l’unica della famiglia ad aver accettato il patteggiamento, in cella non mangiava più e il capo di dicastero si sarebbe attivato per ragioni puramente umanitarie. “Ho sensibilizzato i due vice-capi dipartimento della penitenziaria, Francesco Cascini e Luigi Pagano” dice la Cancellieri, “perché facessero quanto di loro stretta competenza per la tutela della salute dei carcerati”.
Il Movimento 5 Stelle ha già annunciato una mozione di sfiducia individuale contro il Guardasigilli, mentre dal Pd per bocca del responsabile nazionale Giustizia Danilo Leva arriva un invito a chiarire al più presto alle camere. Il ministro secondo Leva “deve chiarire il senso di quelle parole e fugare ogni dubbio sul fatto che in Italia non ci sono detenuti di serie A e detenuti di serie B”. Il problema dell’uso disinvolto delle misure cautelari di detenzione e della situazione delle carceri italiane era in effetti già stato sollevato con un messaggio diretto alle camere dal capo dello Stato Giorgio Napolitano.
Quello che però non convince è l’interessamento al caso particolare, anche a fronte del fatto che proprio il figlio della Cancellieri, Piergiorgio Peluso, del gruppo Fondiaria Sai è stato direttore generale tra il 2011 e il 2012 per poi uscirne con una cospicua liquidazione.
Interessamento che già suscitò alcune perplessità quando l’allora ministro dell’Interno intervenne lo scorso anno contro l’occupazione della Torre Galfa di Milano sollecitandone lo sgombero da parte delle forze dell’ordine. Sgombero che era stato invocato anche dal patron del gruppo Salvatore, già al centro dell’azione dei magistrati milanesi ai tempi di Tangentopoli da cui si tirò fuori patteggiando due anni e quattro mesi.
Ex prefetto ed ex commissario di Bologna, nonché ministro dell’Interno nel governo guidato da Mario Monti, Anna Maria Cancellieri è una di quelle personalità eccellenti colte direttamente dalla società civile sulle quali Scelta civica aveva puntato alle scorse elezioni politiche.