Il periodo difficile nel Sunderland si fa sentire. L’amarezza scorre a fiumi tra i seggiolini dello Stadium Of Light e il clima si fa tuttaltro che amico, non solo per i pessimi risultati portati in cascina dai Black Cats, ma anche per questioni societarie. Tra queste si ricordano con una certa lucidità le dimissioni date da Miliband, importante dirigente con idee chiaramente democratiche. Non ha lasciato discussioni, invece, l’opinione di parecchi esperti di calcio, che hanno potuto constatare che alla radice dei problemi del Sunderland vi è Paolo Di Canio.
Di Canio è sempre stato un personaggio immerso nel blasone e si è distinto dagli altri giocatori/allenatori per le sue idee politiche e il suo modo di comportarsi, spesso estremo. Il mondo, tuttavia, si è sempre diviso parlando di Di Canio: alcuni gli hanno dato contro per questa sua attitudine nel manifestare le proprie idee senza ritegno (difficile che qualcuno non conosca il gesto fascista fatto sotto la gradinata della Lazio); altri, invece, lo ricordano come un grande uomo, prima ancora di un grande campione. L’ex attaccante ha letteralmente rapito il cuore di molti tifosi, per il carisma che ha dimostrato nel corso degli anni e per l’immediato affetto che aveva nei confronti delle maglie che indossava.
Nella scorsa stagione, i Black Cats decidono di affidarsi a lui per raggiungere una salvezza tutt’altro che scontata. Un terzultimo posto in classifica e una distanza notevole dal quartultimo, che valeva la salvezza. La squadra gioca male, presenta delle grandi lacune e l’entusiasmo è rasoterra, sebbene i biancorossi di Newcastle potessero contare su giocatori del calibro di Johnson e Fletcher. Di Canio, tuttavia, riesce a riportare quella coesione che mancava e i risultati iniziano ad arrivare, così da permettere al Sunderland di agguantare la tanto ambita salvezza.
Come da pronostico, viene data fiducia al tecnico romano, che rivoluziona completamente la squadra e impone un regolamento rigido e quasi dittatoriale nei confronti dei giocatori. La punta Steven Fletcher racconta la paura che i giocatori vivevano durante gli allenamenti, perchè non avevano la libertà di ridere e scherzare, formando l’unione, ma dovevano sottostare alle regole del “maestro” (così lo scozzese lo definisce). Riparte l’incubo per i tifosi che, nelle prime otto apparizioni della squadra in Premier, vedono la squadra conquistare solo un punto, perdendo le restanti sette partite. Di Canio viene dunque esonerato e gli subentra Poyet, che finora non è riuscito a dare ai Black Cats la certezza della salvezza, ma sicuramente ha riportato la serenità e la voglia di lavorare in squadra.
Il Sunderland è obbligato dunque a rispondere nel fatidico derby per la conquista di Newcastle. I rivali, anch’essi non nel migliore dei periodi, ma che navigano sicuramente in acque più tranquille, sono la prova del nove e ai ragazzi di mister Poyet occorre tirare fuori l’orgoglio e rimboccarsi le maniche.
In contemporanea al momento di profonda crisi, un tifoso si reca a Roma dove ad accoglierlo è Papa Francesco, profondo appassionato di calcio. Questi, dopo aver ricevuto una maglia a lui intitolata, le manda la benedizione, un rimedio quasi estremo dei tifosi del Sunderland, che però si rivelerà fondamentale.
Nella stracittadina, i Black Cats affondano il Newcastle per 2-1 e vedono sprazzi di luce fuori dal tunnel. Cosa non si fa in Inghilterra per il calcio? La domanda è sempre questa e il popolo inglese delizia gli appassionati di calcio con episodi curiosi e romantici.
Viene dunque scacciata la maledizione Di Canio e, dopo il derby vinto e la benedizione di Papa Francesco, per Fletcher e compagni è ora giunto il momento di fare gruppo, vincere e soprattutto sorridere.