In Italia la maggior parte delle professioni è caratterizzata da un esame di accesso, il cui superamento porta all’iscrizione all’Albo professionale, istituito per garantire la qualità e la regolamentazione delle attività svolte dai professionisti. Oltre quindi al conseguimento della laurea, come livello minimo di studio, il professionista lavoratore ha bisogno di superare anche un esame di abilitazione.
Le modalità per accedere alle professioni regolamentate sono state esaminate dalla Commissione Europea ed è stato richiesto ad ogni Paese di analizzare le proprie norme nazionali, in modo che non ci siano troppe differenze tra uno Stato e l’altro e che non siano troppo complicate fino al punto di dissuadere i professioni dall’iscrizione.
La chiamata dell’Unione prevede due fasi: nella prima i singoli stati saranno chiamati a fornire informazioni sulle proprie regole nazionali per un primo gruppo di professioni regolamentate, la seconda fase si occuperà di altre professioni quali educazione, sanità e servizi sociali, pubblica amministrazione, turismo, altre attività e servizi. Alla fine di ogni fase la Commissione presenterà azioni di revisione basandosi sui piani d’azione degli Stati.
“Sono convinto che questa mappatura da parte degli Stati membri delle professioni regolamentate e la valutazione sulle barriere di accesso sia un esercizio utile. Non si tratta di sanzionare gli Stati membri quanto piuttosto di assicurare un migliore accesso alle professioni”, spiega Michel Barnier, Commissario europeo per il Mercato Interno.
Questo programma secondo l’UE garantirebbe una facilitazione nell’accesso alla professione e uno stimolo alla crescita economica, grazie a una maggiore trasparenza delle norme, anche se è chiaro che toccare un terreno così “sensibile” potrebbe spostare dei consensi in campo elettorale.