Provo a chiamarlo, ma ha il cellulare spento. Vive a Los Angeles, Nicola Ventola, da quando ha chiuso con il calcio. Il giorno dopo dirà, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, di aver trovato 50 chiamate e svariati messaggi sul cellulare “Roba che nemmeno quando sono stato convocato in nazionale“. Da ieri non si fa altro che parlare di lui. Tutto è nato da una dichiarazione di Erick Thohir, il nuovo presidente dell’Inter. Lui, a Ronaldo e Vieri, preferisce Ventola. Questioni di gusti. Ovviamente la dichiarazione dell’imprenditore indonesiano ha suscitato molta ironia sul web. In alcuni casi da gente che nemmeno si ricorda chi era Nicola Ventola.
Sono nato e cresciuto a Bari, di Nick piede caldo, così lo chiamavano, ricordo bene la storia. Forse non è affascinante come quella di Antonio Cassano, nato a Bari Vecchia e cresciuto in mezzo alla strada, come ama dire lui, inventando giocate in una piazza e facendo passare il pallone tra le gambe di ragazzi più grandi. Ventola non viene dalla miseria, è un ragazzo con una discreta cultura, un diploma e una passione per la giurisprudenza, una storia d’amore con una delle donne più belle del mondo: Kartika Luyet, di madre indonesiana, manco a dirlo.
Quando ero più piccolo mio padre mi portava a vedere le partite delle giovanili del Bari e tra quei ragazzini di belle speranze ce n’era uno che spiccava su tutti. Portava il numero 9 e lo chiamavano Van Basten. Segnava in rovesciata, era poderoso in progressione e nel gioco aereo non aveva rivali. Beppe Materazzi lo fece esordire in serie A in una sfortunata (per il mister) partita contro la Sampdoria. Il Bari perse 3 a 1 e lui venne esonerato. Niente colpi di tacco per Nick, solo tante botte da Pietro Vierchowood e Riccardo Ferri, mica due qualunque. Ma Nicola Ventola avrebbe fatto presto parlare di sé, la stagione successiva, in serie B.
Lo notò il Milan, lo face seguire la Roma, se ne innamorò Moratti. Rimase a Bari per un’altra stagione Ventola e proprio contro l’Inter, rientrando da un’infortunio, giocò una partita indimenticabile, condannando i nerazzurri al secondo posto e regalando lo scudetto alla Juventus, in una stagione ricordata da tutti per lo scontro tra Iuliano e Ronaldo. In nerazzurro Nick ci arrivò in punta di piedi per completare un attacco già formato da Ronaldo, Zamorano, Kanu e Recoba. Gigi Simoni lo lanciò subito nella mischia e fu forse grazie ad un gran gol contro lo Spartak Mosca che Thohir si innamorò di lui. Tra i goal più significativi della sua prima stagione all’Inter non si può non citare quello al Manchester United nella partita di ritorno dei quarti di finale di Champions League, che però non servì a far passare il turno ai nerazzurri.
Ventola si integrava perfettamente con Ronaldo, di cui era grande amico di spogliatoio, e solo la sfortuna e una serie incredibile di infortuni gli impedirono di togliersi le soddisfazioni che avrebbe meritato. Ricominciò dalla provincia, una carriera da zingaro del calcio con tanti aneddoti da raccontare. Come quella volta in cui disse a Tesser, prima di una partita di Coppa Italia del suo Novara a San Siro contro il Milan “Mister, io qui ho già avuto il privilegio di giocare, faccia scendere in campo chi aspetta questo momento da una vita“.
Non è stato un carneade Nicola Ventola. Solo un calciatore un po’ sfortunato, con grandissimi mezzi e l’occasione della vita rimasta lì, in una stagione disgraziata per la sua Inter. Ma la vita non è solo calcio. Una moglie meravigliosa, una bellissima famiglia e una nuova vita americana, a Los Angeles. E il primo pensiero di Thohir. Se mi richiama arrivo, dice Nicola, che fino a ieri pensava che il pallone si fosse scordato di lui.