I capigruppo di Pd, Pdl e Scelta civica convocati al Quirinale, insieme ai ministri Gaetano Quagliariello e Dario Franceschini, per un briefing sulla riforma della legge elettorale. E’ stata questa l’ultima mossa di Giorgio Napolitano per accelerare il cambio dell’attuale Procellum.
La politica continua ad annunciare una nuova legge elettorale da mesi e il vice presidente della Camera Roberto Giachetti prosegue lo sciopero della fame. Stavolta però, oltre ad una sentenza della Corte costituzionale prevista per il 3 dicembre, potrebbero essere in gioco imminenti elezioni. Tutto dipende dall’esito della resa dei conti all’interno del Pdl fra i “governisti” guidati dall’ala ministeriale del partito e i “lealisti” che non sembrano intenzionati a seguire il segretario Angelino Alfano nella rottura con il leader storico Silvio Berlusconi, inteso a giocare la carta delle urne contro quelle larghe intese che non avrebbero soddisfatto le sue ambizioni.
L’incontro al Quirinale con le forze di maggioranza non è piaciuto però alle formazioni politiche dell’opposizione. Se dal un lato Sel e Fratelli d’Italia hanno confermato comunque la propria disponibilità ad un incontro, rifiutano di fare altrettanto Movimento Cinque Stelle e Lega Nord, dai cui gruppi sono arrivate le critiche più dure. Per la Lega Roberto Calderoli, ex ministro delle Riforme dell’ultimo governo Berlusconi, ha parlato di “vertice di maggioranza al Quirinale inaccettabile, inaudito e assolutamente non previsto dalla Costituzione”. Dello stesso avviso di Calderoli Alessio Villarosa e Paola Taverna capigruppo del M5s di Camera e Senato: “secondo l’articolo 87 della Costituzione il presidente della Repubblica può inviare messaggi alle Camere, cioè a tutte le forze politiche. Ricevere invece le forze di maggioranza su temi specifici e delicatissimi come la legge elettorale, magari dando indicazioni e suggerimenti nel chiuso delle stanze e poi, solo il giorno dopo, ricordarsi di ricevere i ‘plebei’ delle opposizioni, è perlomeno fortemente irrituale”.
Contro il Presidente della Repubblica anche l’opinionista del Fatto Quotidiano Marco Travaglio: “dopo sette anni e mezzo trascorsi a impartire ordini e moniti a tutti, dal Parlamento ai governi, dai premier ai ministri, dai partiti di maggioranza a quelli di opposizione, dai magistrati al Csm, dalle tv ai giornali, dai sindacati agli elettori, dagli storici ai giuristi, dai movimenti di piazza persino a qualche produttore e regista di film” Napolitano avrebbe “trasformato l’Italia in una monarchia assoluta”. L’opinionista critica in particolare le larghe intese strette in “segrete stanze, lontano da occhi e orecchi indiscreti” quando “in Germania vengono concordate da Cdu e Spd in lunghe trattative che si concludono con protocolli regolarmente sottoscritti ed esplicitati agli elettori alla luce del sole”.
Nei giorni scorsi, dopo alcuni interventi apparsi sul Fatto che ipotizzavano fra l’altro un Berlusconi pronto a staccare la spina a causa del mancato salvacondotto promessogli, Napolitano aveva parlato di “faziosità e invenzioni calunniose” le quali a detta del Presidente sarebbero intollerabili laddove “inquinano il dibattito politico e mirano non solo a destabilizzare un equilibrio di governo ma a gettare ombre in modo particolare sulle istituzioni di più alta garanzia e di imparziale e unitaria rappresentanza nazionale”.