È un gesto folle, una giocata troppo rischiosa ma in grado di regalare tanta di quell’adrenalina che è impossibile da spiegare a parole. Il cucchiaio nei calci di rigore ha scritto la storia di parecchi campioni, ma ha anche condannato perfetti sconosciuti o ancor di più affossato carriere già in declino. Tra tutte queste categorie non sappiamo nemmeno dove piazzare il povero Alexandre Pato, ormai ex astro nascente del calcio mondiale tornato in Brasile dopo gli ultimi difficili mesi al Milan.
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L’ex rossonero ha infatti condannato il suo Corinthias all’eliminazione dalla Coppa do Brasil per un maldestro cucchiaio parato dall’ex compagno Dida. Quando quel dannato pallone non entra sembra un gesto inspiegabile, quando invece gonfia la rete allora ecco che esce fuori il colpo del genio. È sottilissima la linea che divide il campione dal perdente, il numero a sensazione dalla follia di un pazzo. Sembra strano ma è proprio così, spiegarlo non è facile, approfondirlo è impossibile, ma nel calcio la vita di un giocatore può anche cambiare solo con un gesto.
Nel caso di Pato l’errore pesa come un macigno, perché prosegue la lunga striscia di episodi negativi che stanno caratterizzando la sua carriera. Come lui sono tantissimi ad aver provato il cucchiaio, ma non tutti hanno avuto la fortuna di vedere la palla in rete. Quando si parla di campioni però meglio non usare il termine “fortuna”, che potrebbero suonare come un’offesa. Vai a dirlo a Totti che durante l’Europeo il suo rigore perfetto è stata solo “fortuna” oppure spiegalo con tranquillità a Pirlo che contro l’Inghilterra è stato solo “fortunato”.
Il cucchiaio per il numero dieci della Roma è ormai un marchio di fabbrica, tutto grazie a quel famoso Italia-Olanda del 2000 che ha consacrato definitivamente Totti nel panorama mondiale. Quello di Pirlo contro l’Inghilterra tre anni fa invece è servito a dare la scossa agli azzurri in un momento delicato arricchendo già l’immensa bacheca di grandi numeri del centrocampista italiano. Questo colpo però non è solo simbolo di grandi campioni perché, come per Pato, c’è anche chi si è reso famoso per errori clamorosi. Anche qui i blasfemi potrebbero mettere in mezzo la fortuna perché anche gli specialisti sopra elencati hanno “toppato” nella loro carriera.
Errori che nessuno ricorda perchè se batti Van der Sar in una semifinale di un Europeo ha un valore, se invece sbagli il rigore in Roma-Lecce di campionato le cose cambiano e Sicignano (portiere che bloccò il cucchiaio di Totti nel 2004) va nel dimenticatoio. Situazione molto simile per Pinto, portiere del Barca che neutralizzò il tentativo di Pirlo nel Trofeo Gamper. Il gesto è lo stesso, ma è la platea che ti incorona re o ti mette in un angolo, così nessuno ricorderà questi scialbi tentativi dagli undici metri.
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Nell’angolo invece ci è finito Maicosuel, proprio perché mai ci fu un cucchiaio più indigesto di quello calciato dal brasiliano in Udinese-Sporting Braga. C’era una Champions League in ballo, tutto per scrivere ancora la storia del piccolo club friulano, ma Maicosuel decise di suicidarsi sbagliando il tiro dal dischetto. Purtroppo è qui che l’equilibrio diventa instabile, è qui che si fa la storia, in questi piccoli ma indelebili passi. Dagli undici metri sei tu a scegliere se rischiare tutto o se avanzare piano piano, è un bivio chiaro da cui dipende tutto. Il risultato basta chiederlo a tutti quelli che ci hanno provato, diventando mostri sacri del calcio mondiale: Totti, Pirlo, Zidane, Maicosuel… no, Maicosuel proprio no.
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