L’albergo diffuso ha sviluppato un interessante concept imprenditoriale alla cui base ci sono modelli di ecosostenibilità, impatto urbano e turismo alternativo, sostendendo soprattuto l’economia dei piccoli borghi italiani: bellissimi, ma fino troppo poco valorizzati.
Fino ad ora l’offerta alberghiera è stata caratterizzata da una hall, una sala per le colazioni, un ristorante, una sala convegni, se va bene una spa, e tanti strati di camere impilati l’uno sull’altro, ovvero il classico albergo verticale. Per sperimentare l’altra dimensione dell’hotellerie, prima o poi dovrete provare un albergo diffuso, ossia un albergo orizzontale situato in un borgo o in un centro storico, con camere e servizi dislocati in edifici diversi, seppure vicini tra di loro. In Italia ne esistono ormai più di una sessantina, sparsi un po’ in tutte le regioni, dal nord al sud, isole comprese.
Per evitare di incappare in hotel che si definiscono impropriamente alberghi diffusi, vi segnaliamo che, pur trattandosi di un vero e proprio albergo gestito in forma imprenditoriale, le sue parti devono essere diffuse nel borgo in cui è situato. Ciò che lo caratterizza, infatti, sono la disponibilità di un contesto urbano e ambientale integro e la presenza di una comunitá ospitante. Gli spazi comuni, come l’area di accoglienza e di ristoro, si integrano con le camere e le case che si trovano in edifici diversi, nel raggio di pochi metri.
Non si tratta solo di ospitalità in senso stretto, quindi di un letto dove dormire mentre si sta in vacanza, ma di vivere la struttura come parte dell’esperienza turistica. Da un lato sarete immersi nello stile di vita lento del piccolo borgo, dall’altro incentiverete un modello di sviluppo locale sostenibile. L’albergo diffuso, infatti, è nato per dare nuova linfa a piccole località di pregio, valorizzando edifici non utilizzati, richiamando attività ristorative, artigianali e commerciali, con il coinvolgimento dei produttori locali.
La cosa bella è che si tratta di un’idea tutta italiana, nata nel 1982 in Carnia, all’interno di un gruppo di lavoro che aveva l’obiettivo di recuperare turisticamente case e borghi in seguito al terremoto degli anni ‘70. Se ne occupa attivamente, anche come presidente dell’ADI Associazione Italiana Alberghi diffusi, il prof. Giancarlo Dall’Ara, che ha messo a punto il modello di albergo diffuso fatto proprio dalla normativa ufficiale.
Nel tempo sono arrivati anche i riconoscimenti internazionali, nel 2008 l’idea è stata premiata a Budapest come migliore pratica di crescita economica da trasferire nei paesi in sviluppo e nel 2010 ha ottenuto a Londra il prestigioso riconoscimento WTM Global Award (World Travel Market).