Dynamo Camp, le novità del primo camp di terapia ricreativa

La realtà delle associazioni Onlus nel nostro Paese è ben radicata. Mentre in altri Paesi, vedi per esempio gli Stati Uniti d’America, è più facile donare il proprio denaro anziché il proprio tempo, in Italia la volontà di aiutare si esprime maggiormente proprio “sul campo”. Ed è proprio questo a tenerle in piedi nonostante tutto, nonostante spesso pur offrendo un servizio alla comunità, non ricevano poi un riscontro in termini di aiuti statali.

Una realtà che funziona ormai dal 2007, è Dynamo Camp: un camp di terapia ricreativa, che si trova a Limestre immerso in un’oasi affiliata WWF di novecento ettari, sulle montagne pistoiesi, e che offre un periodo di vacanza fra i dieci e i sette giorni, a bambini e ragazzi affetti da patologie gravi o croniche (cinquantaquattro le patologie accolte, con prevalenza di patologie oncoematologiche, neurologiche e diabete).

La cosa interessante è che questa opportunità è completamente gratuita. I numeri testimoniano quanto sia una realtà in crescita: dal 2007, dai sessanta bambini malati è arrivato a ospitarne nel 2013, millecentosessanta. E una parte importante la giocano lo staff stagionale che consta di cinquantaquattro persone, ma soprattutto i volontari, arrivati dai venticinque iniziali ai seicentoventi di quest’anno, selezionati e formati con attenzione.
I bambini ospitati vanno dai sei ai diciassette anni e non sono solo italiani (infatti il camp ha il 15% di ospiti che vengono dal Medioriente, ma anche tedeschi) e in sessioni separate ospita anche i fratelli sani e le famiglie.

É una realtà speciale dove staff e volontari si mettono a completa disposizione per tutta la durata della sessione e supportano col sorriso e l’entusiasmo, la voglia di vivere liberi dalla malattia, condividendola, dei piccoli ma grandi bambini che si incontrano. Le attività? Elettrizzanti: teatro, Art Factory (grazie alla collaborazione di artisti quotati), arrampicata, piscina, tiro con l’arco, passeggiate a cavallo, Radio Dynamo (web radio che dal camp si sposta in tutta Italia, visitando ospedali e reparti pediatrici), Dynamo Studios (progetto in crescita).

Ma la cosa che più di tutte rende Dynamo Camp un posto magico, è l’incantesimo che creano le persone che lo compongono e lo animano: la filosofia è quella della condivisione, è un’isola in cui “La vera cura è ridere e la medicina l’allegria“. Tutto è studiato per non creare la competizione ma anzi, ogni dettaglio è curato proprio per dare spazio anche all’ultimo e al più debole, per non farlo sentire come il più debole. E così un bambino sulla sedia a rotelle può arrampicarsi, andare a cavallo, interpretare una coreografia, essere libero di fare tutte le esperienze cui ha dovuto rinunciare a causa di una malattia.

Tutto questo è partito da Vincenzo Manes, imprenditore, che nel 2006 ha avuto la bellissima idea di materializzare in Italia, ciò che dal 1988 era realtà negli USA. Dynamo Camp infatti, è affiliato alla rete di camps SeriousFun Children’s Network, fondati da Paul Newman e che in USA in particolare si mantengono anche grazie ai ricavati dei prodotti come passate di pomodoro o limonate, vendute con il marchio Paul Newman’s Own.
Ogni anno Radio Deejay, dedica a Dynamo Camp una settimana di promozione in concomitanza con la campagna di raccolta fondi tramite sms solidale, e nella trasmissione “Deejay Chiama Italia” Linus e Nicola Savino raccolgono le testimonianze di chi ha vissuto il camp.

Ma le iniziative sono davvero molte: dallo Store online a cura di luisaviaroma.com, alle borse che verranno messe all’asta (dal 7 novembre su ebay per un mese) da Donatella Lucchi Milano personalizzate da numerosi vip come Carmen Consoli, Filippa Lagerback, Bruno Barbieri, Alessandro Cattelan, Maria Grazia Cucinotta. E poi le numerose aziende donatrici, gli ambasciatori che organizzano cene, eventi, vendite di biscotti, concerti e iniziative secondo la propria professionalità e creatività.

Dynamo Camp è un esempio perfetto di organizzazione, trasparenza, tenacia e caparbietà nel realizzare un progetto comune. Potremmo contarlo come un esempio da seguire, anzi, possiamo, e dobbiamo.

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