La parola “famiglia” evoca sempre, in chi la pronuncia, l’immagine del modello cristiano, composto da un padre, una madre e la prole.
Un modello irreprensibile dal punto di vista religioso, dal punto di vista biologico, dal punto di vista sociologico. Nella realtà attuale, tuttavia, la famiglia non è né religione, né biologia, ma si esprime in svariate forme, criticabili o difendibili, che richiedono comunque un legittimo riconoscimento all’interno della società.
Una di queste tipologie è quella della famiglia monogenitoriale, composta, appunto, da un solo genitore che accudisce i figli. Le “smallfamilies”, così definite, sono in costante aumento, a causa di divorzi, separazioni, perdita del coniuge o più semplicemente per scelta.
Per comprendere dunque questa manifestazione della trasformazione della famiglia moderna, sempre più numerosa a livello globale, abbiamo intervistato Gisella Bassanini, co-fondatrice del gruppo “Smallfamilies”, associazione che si occupa attivamente della promozione e della tutela delle problematiche di queste famiglie atipiche, che spesso vivono un vero e proprio disagio sociale.
Come è nata la vostra associazione e di cosa si occupa principalmente?
Intanto va detto che non siamo ancora un’associazione registrata ma lo saremo prossimamente, per ora siamo un gruppo di madri e padri smallfamilies che hanno deciso di investire competenze, tempo e denaro su questo progetto. Idea che nasce agli inizi del 2012, quando con due amici, Michele Giulini ed Erika Freschi, abbiamo cominciato a ragionare tra noi a partire dalle nostre storie personali e professionali, confrontandoci con tante e diverse persone, andando a curiosare qua è là per vedere cosa accade su questo argomento a Milano (dove noi abitiamo), nel resto d’Italia e soprattutto in Europa. Il nucleo fondatore si sta ora espandendo aggregando attorno a sé persone (soprattutto madri) interessate a far crescere questa iniziativa portando competenza, esperienza e passione.
Come nasce e quali sono gli obiettivi del progetto smallfamilies.it ?
Smallfamilies nasce con l’intento di favorire e sostenere la qualità della vita e il benessere delle famiglie monogenitoriali: per offrire loro informazioni, servizi, ascolto sostegno. Per far sentire la loro voce. Le famiglie monogenitoriali, infatti, rappresentano una realtà sempre più diffusa ma ancora non sufficientemente riconosciuta. Il nostro progetto intende scoprire e dare voce a una famiglia molto più ricca, articolata e complessa di quello che la definizione “small” lascia intendere.
Vogliamo contribuire a migliorare le condizioni materiali, relazionali e sociali delle smallfamilies, prestando particolare attenzione a chi è in una condizione difficoltosa e cercando di diffondere nell’opinione pubblica e presso le istituzioni una corretta conoscenza delle problematiche che coinvolgono questa tipologia famigliare. Vogliamo fare tutto questo attraverso una serie di iniziative: la creazione di progetti, la promozione di forme di auto-organizzazione, di mutuo-aiuto, di condivisione e solidarietà, scambio e incontro tra le famiglie – monogenitoriali e non, la realizzazione di ricerche e pubblicazioni. Insomma, da parte nostra le idee non mancano, la passione e l’ottimismo ci sono, non resta che confidare in buoni incontri e felici opportunità.
Quali sono i principali ostacoli per questa tipologia di famiglia, all’interno della società? Che tipo di tutela c’è in Italia per le famiglie monogenitoriali?
Le smallfamilies in Italia sono viste (quando sono viste) solo nella loro espressione più infelice. Eppure, se si guardano i numeri la dimensione di questo fenomeno va ben oltre i casi più drammatici. Più del 10% delle famiglie in Italia è monogenitoriale, a Milano lo è una famiglia su tre. Nel nostro sito riportiamo alcuni dati e tracciamo un quadro della situazione in Italia e in Europa. Anche se, va detto, il confronto dei dati europei ed internazionali è reso difficile dal fatto che esistono delle differenze tra i diversi paesi nella definizione di cosa sia la “famiglia monoparentale”, così come diversi sono gli aiuti e più in generale il sistema del welfare. Mettono in allarme anche le disparità esistenti in ambito lavorativo, che valorizzano ancora troppo poco la “donna-lavoratrice” rispetto all’uomo, per non parlare poi della crisi economica che il Paese sta attraversando.
Come si sta sviluppando il vostro progetto?
Intanto va detto che siamo online da aprile 2013 e nonostante ciò (e ne siamo felici) il numero di accessi al nostro sito è in costante aumento, così come sempre più vista è la nostra pagina facebook.
Le prime cose che abbiamo deciso di fare sono:
1) Un sito/blog, dove si possono trovare, informazioni, ragionamenti, dati, proposte, ma anche segnalare opportunità (strutture, eventi, occasioni) e problemi. Nel sito si possono trovare anche alcune “storie di smallfamilies” che non raccontano solo le fatiche ma anche le gioie che viviamo.
2) Un questionario on line (il primo in Italia del genere) per capire meglio chi siamo, come viviamo e cosa ci servirebbe per migliorare la qualità delle nostre vite. Abbiamo raggiunto il numero di 250 questionari (anonimi lo ricordo) ma vorremmo puntare ad averne almeno il doppio. Questa indagine non ha valenza statistica, ma è per noi un interessante strumento per comprendere il quadro d’insieme.
3) Individuare e progettare interventi sul territorio, nella città e nei quartieri dove abitiamo.
4) Diventare un laboratorio/osservatorio sulle famiglie monogenitoriali mettendo in campo non solo le nostre esperienze di genitori, ma anche le competenze che alcune di noi hanno da anni sviluppato nel campo della formazione e ricerca e della progettazione di politiche e progetti, in particolare per quanto riguarda la conciliazione famiglia e lavoro e la qualità della vita urbana.
La risposta da parte delle smallfamilies è stata positiva?
La risposta è stata più che positiva. Ci scrivono per sostenerci, ma anche per dare il proprio contributo attraverso segnalazioni e suggerimenti. Siamo piccoli ma cresceremo e faremo sentire sempre più la nostra presenza nella società.
Infine, qual è il consiglio che vuole dare a tutte le smallfamilies?
È necessario fare di tutto per non cadere nella trappola micidiale dell’isolamento e del welfare fai-da-te. Per questo siamo nati: noi ci siamo e ci saremo se ci sono e ci saranno altre smallfamilies con noi.
Insomma, aderire ed appoggiare l’attività di associazioni come questa, è un modo per sentirsi meno “small” ed avvicinarsi alla grande famiglia del mondo.