La disoccupazione giovanile e il bonus giovani

Non è un paese per giovani o, almeno, non lo è ancora. In Italia vengono chiamati bamboccioni, mammoni e choosy dai politici, che sembrano trascorrere gran parte del loro tempo a trovare l’offesa più fantasiosa, anziché realizzare serie politiche occupazionali. Eppure, sono anni che l’Europa ci bacchetta per i preoccupanti livelli di disoccupazione under 30.

Un paio di settimane fa, il Cnel ha diramato il peggior resoconto sull’occupazione giovanile della storia repubblicana. Il quadro dispiegato dall’organo costituzionale è desolante: tra i giovani i non occupati sono ai massimi storici e il 2013 è già in archivio come il peggior anno di sempre in termini lavorativi da quando esistono le statistiche. Nella fascia under 30, poi, in preoccupante aumento coloro che non si trovano né occupati, né in studio o in fase di formazione: ormai il 24%, con picchi del 35% in alcune regioni del Sud. Mentre é di qualche giorno fa la notizia di un studio del Ministero dell’Economia, che attesta che i giovani che decidono, dopo la laurea, di recarsi all’ estero guadagnano mediamente 500 euro in più al mese.

Per rimediare ad una situazione così desolante un primo passo avanti è stato fatto con delle misure inserite a luglio all’interno del c.d. decreto del fare e che sinteticamente vengono definite bonus giovani.
È un incentivo che valorizza le assunzioni (per 18 mesi) e le stabilizzazioni (bonus per 12 mesi) di giovani di età tra 18 e 30 anni (non ancora compiuti), privi d’impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi o privi di diploma di scuola media superiore o professionale. Il premio va al datore di lavoro ed è pari a 1/3 della retribuzione mensile imponibile previdenziale fino al massimo di 650 euro al mese. Le assunzioni incentivabili sono quelle effettuate dal 7 agosto 2013 al 30 giugno 2015.

Il governo ha stanziato per questa misura circa 794 milioni di euro e la gran parte saranno destinate al Sud. Nel complesso una misura soddisfacente. Dal 1 ottobre, cioè da quando i datori di lavori hanno la possibilità di presentare la domanda all’ Inps, sono già 9.500 le pratiche finalizzate ad usufruire del bonus giovani. L’INPS ha fornito la proporzione fra nuove assunzioni e trasformazioni di rapporti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato: l’81% circa delle domande riguarda nuove assunzioni e il 19% si riferisce invece a trasformazioni. L’importo impegnato fino ad oggi è di circa 105 milioni di euro, pari al 13,2% del totale stanziato (794 milioni di euro). in base a questi dati è possibile sollevare dei rilievi critici sostanziali e procedurali. L’Inps specifica che le istanze di prenotazione e di conferma saranno elaborate e accolte/rigettate il giorno successivo all’invio.

Infine, determina che l’istanza di prenotazione rigettata per carenza di fondi rimarrà valida per 30 giorni, conservando anche priorità di prenotazione sulla base della data d’invio; se in questi 30 giorni si liberano risorse, verrà automaticamente accolta altrimenti perderà efficacia determinando la necessità di presentare una nuova istanza. In questo modo, però, c’è il rischio di dar maggior peso alla sorte che alla promessa di assunzione del datore di lavoro o il posto di lavoro eventualmente già creato. Infatti è un criterio che non premia chi ha fatto per primo l’assunzione o chi sia stato più veloce nel presentare la domanda, ma chi avrà la fortuna di prenotarsi esattamente nei 30 giorni prima della disponibilità di nuovi fondi.

Ad esempio, in mancanza di fondi, due datori di lavoro si prenotano per il bonus: uno il 2 e l’altro il 3 ottobre. Se lo svincolo di risorse avviene il 2 novembre il bonus spetterà al secondo datore di lavoro che ha fatto domanda il 3 ottobre, mentre il primo datore di lavoro resterà a mani vuote. Per quanto riguarda la sostanza del provvedimento, questa misura non tiene in conto alcuno che la stragrande maggioranza dei giovani under 30 assunti, soprattutto nel Mezzogiorno, viene assunta con contratti atipici, che sono stati esclusi dalla previsione normativa.

Per quanto interessante questo tipo di agevolazioni risuta pur sempre meno conveniente del regime fiscale previsto per altri tipi di contratto di lavoro. Solo un’azione combinata volta da un lato a prevedere agevolazioni per le aziende quali bonus giovani e dall’altro misure idonee a rendere meno conveniente il ricorso a forme atipiche di contratto potrà svolgere una efficace azione di contrasto alla disoccupazione giovanile. Non é un caso che le domande riguardano, per lo più, nuove assunzioni, molte delle quali sono delle pseudo-sanatorie di personale dipendente non contrattualizzato e non é nemmeno una coincidenza che la maggior parte delle domande di questo tipo provengano da aziende del Sud, dove il c.d. lavoro nero é una piaga decennale. Coerentemente con questa analisi solo il 20% delle pratiche riguarda la trasformazone del rapporto di lavoro da determinato a indeterminato e per lo più sono state fatte da aziende del Centro-Nord.

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