Il canone di bellezza riguardante la figura delle donne è sempre oggetto di discussioni irriverenti, apprezzamenti grevi e silenti critiche a priori.
Ormai celebre la storia “pesata” di Kate Winslet: scrutata e osservata al microscopio in tutti i suoi grammi.
Nella quotidianità si sposa l’ideale del magro è bello, poiché sulle passerelle e al cinema la bellezza ha questa misura: la very (molto) very small. La conseguenza per chi non fa parte del patinato mondo dello spettacolo è quella di vivere in un perenne senso di insoddisfazione del proprio io, della propria fisicità, che può condurre alla nascita di profondi disturbi dell’alimentazione. La conseguenza per chi invece fa parte del patinato mondo dello spettacolo è quella di dover corrispondere in tutto ai canoni prefissati di bellezza, magrezza, peso.
Si presenta bellissima, in rosso e col pancione, alla presentazione a Londra di “Labour day”. Ma le sue curve burrose, ulteriormente accentuate dalla gravidanza che conferisce all’attrice inglese un’aura da dea intoccabile, sono sempre state al centro di numerosi dibattiti, soprattutto di quello del rifiuto di Kate a parlarne e men che meno a giustificarsi.
Kate la titanica, epiteto che le venne dato dopo l’enorme successo del colossal diretto da James Cameron, sedusse il pubblico, di ogni fascia d’età, grazie alle sue curve procaci, le forme appariscenti, il suo fisico burroso e il suo portamento reale.
L’attrice è il chiaro esempio di come sia importante accettarsi così come si è. In maniera semplice, con sane norme del comportamento alimentare; “il corpo” deve essere curato, ma non stressato da dettami austeri di un metodo non salutista. “Le donne vere non portano la 38”, “Chi se ne frega del peso!”, “Donne accettate il vostro peso, io l’ho accettato anche se non è perfetto”, sono solo alcune delle uscite riguardante il singolare approccio virtuoso di Kate Winslet con la bilancia e con l’immagine di sé che ne deriva. E quando a dirlo è un’attrice costantemente sotto i riflettori la notizia si colora di un messaggio di benessere che va al di là delle apparenze.
La giovanissima Kate, superata una turbolenta adolescenza in cui era riuscita a superare la fase “brutto anatroccolo” (da bambina si vedeva bruttina, e soprattutto grassa, all’età di quindici anni l’attrice era alta 1,67 metri e pesava 90 Kg) e inevitabilmente stanca delle critiche inerenti il suo peso e la sua fisicità, all’indomani dell’uscita nelle sale cinematografiche del film pluripremiato agli Oscar, dichiarò di non sentirsi grassa e di piacersi.
Piacersi! Ecco la parola chiave che ogni donna dovrebbe far sua e magari segnare in uno dei tanti post it che teniamo appiccicati sopra il frigorifero, proprio accanto alla lista della spesa.
Ma purtroppo tre donne su quattro non sono soddisfatte della propria linea.
Io ritengo che sia molto più importante essere soddisfatte del proprio modus vivendi piuttosto che della propria silhouette. Un complesso di inadeguatezza che si insinua in una donna è il suo peggior nemico e, sicuramente, non la porterà al successo agognato sia nell’ambito sentimentale che in quello lavorativo.
Kate Winslet, oggi, è felice del proprio modo di essere. Ha lavorato molto su stessa accettandosi, realtà oggettiva che molte di noi dovremmo concretizzare. Si ritiene fortemente soddisfatta della sua vita professionale, in tasca un premio Oscar nel 2009 per l’interpretazione in “The Reader – A voce alta” e un Emmy Award nel 2011 per l’interpretazione nella miniserie TV “Mildred Pierce”.
Affascinante ed acclamata attrice, madre di due figli, Mia e Joe, è una delle attrici di Hollywood più apprezzate e richieste. È considerata una delle migliori interpreti della sua generazione a livello mondiale. Questa è la dimostrazione di come la bravura e il merito possano divincolarsi dai dettami della bellezza come requisito fondamentale del proprio curriculum all’interno di qualsiasi tipo di carriera lavorativa.