La situazione socio-politica della Siria è quella che vivono moltissimi Paesi di quell’area geografia e l’instabilità politica con conseguente guerre civili non premette di operare in sicurezza nemmeno alle organizzazioni umanitarie che cercano di aiutare la popolazione.
In Siria infatti, proprio ieri, sono stati rapiti sette cooperanti della Croce Rossa. Il personale era stato fatto evacuare nel luglio duemiladodici e vi erano rimaste poche persone. Le quali, nella giornata di ieri sono state sequestrate da un gruppo di ribelli che hanno sparato sul mezzo col quale viaggiavano, nella zona di Idlib.
Non sono stati forniti maggiori dettagli riguardo la nazionalità o il genere delle persone rapite. Ma dagli accertamenti condotti dall’Unità di crisi della Farnesina con l’ambasciata italiana a Beirut sembrerebbe non esserci nessun cittadino italiano tra i rapiti.
L’organizzazione ha chiesto il rilascio immediato e senza condizioni dei suoi dipendenti rapiti.
Intanto, la conferenza di pace Ginevra 2, voluta dalle maggiori maggiori potenze mondiali, Usa e Russia, per cercare di risolvere diplomaticamente la difficile situazione siriana e porre fine alla guerra civile, incassa il no del più importante gruppo di opposizione nel Coalizione nazionale, il Consiglio nazionale siriano. I cui membri minacciano addirittura di ritirarsi dalla Coazionale con un peggioramento della situazione generale, nel caso in cui la Coalizione dovesse comunque decidere di partecipare alla Conferenza di pace.
La condizione posta dalla Coalizione il mese scorso per partecipare alla Conferenza fu l’abbandono del potere da parte di Bashar al Assad. Condizione, naturalmente, mai accolta dal regime.
L’osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria fa sapere che ieri, in alcuni quartieri di una della più importanti città siriane, Aleppo, ci sono stati circa cinquanta morti a causa dei combattimenti da ribelli e lealisti. Così come gli scontri continuano anche nella zona a nord del Paese, vicino al confine con la Turchia.
La situazione resta particolarmente grave e difficile, soprattutto per i civili. E le difficoltà di Ginevra 2 non sono certo un buon segno. La via diplomatica resta sempre la via preferibile per evitare ulteriori morti e feriti. Anche perchè, di solito, a farne le spese sono sempre in misura maggiore i civili e i più deboli. Via che però richiede collaborazione da entrambi le parti, che in questo caso, non sembra esserci.
Come procedere allora, se non c’è la volontà di porre fine a tutte le atrocità che inevitabilmente accompagnano ogni conflitto armato?