Orientamento agli studi, periodo di immatricolazione, facoltà a numero chiuso e test d’ingresso, stress, sudore, fatica, delusioni, impegno e scelte importanti per il futuro di tantissimi giovani. La moda, adesso, non è più solo una passione da coltivare, un sogno, un obiettivo: può, davvero, diventare un lavoro. Il futuro è incerto, ma qualcosa sta cambiando, soprattutto nelle scuole e nelle università attente ai giovani e ai loro percorsi formativi. Come può la moda istituzionalizzare la sua trasformazione da passione adolescenziale a carriera pluridecorata? L’abbiamo chiesto ad Antonio Venece, School manager allo IED di Roma.
Non solo talento creativo allo IED Roma, nel corso Fashion Stylist, di durata triennale. Quanto è importante l’aspetto comunicativo, manageriale, economico, organizzativo e promozionale per un perfetto Fashion Editor?
Il fashion editor è una figura importante nella filiera Moda, e per questo chi vuole intraprendere questa professione non dovrebbe cedere il passo all’improvvisazione. È fondamentale avere le basi per affrontare con competenza il settore, comprendendo i processi di comunicazione, la promozione e la valorizzazione dei prodotti moda e dell’immaginario estetico e stilistico che li caratterizza. Conoscere e gestire strategie di comunicazione e campagne pubblicitarie, essere esperti di relazioni esterne e curare i rapporti con i media, diventano aspetti imprescindibili legati a questa professione.
Quante e quali prospettive per il futuro può dare lo IED ai giovani d’oggi? Può il settore moda e design rappresentare il successo e l’economia del domani?
IED negli anni ha accresciuto la propria credibilità come vera e propria agenzia di sviluppo locale. Attraverso la propria attività di relazione con le aziende, continua ad anticipare i trend e a mettersi al servizio del mondo produttivo. Moda e Design sono le parole chiave del nostro Made in Italy, insieme all’intrattenimento, al cinema, alla cultura. Allo IED siamo convinti che la creatività non sia legata solo ad un particolare talento o a un’intuizione. Siamo convinti che la creatività si possa anche sviluppare: da alcuni anni abbiamo adottato il metodo Dreamland, legato al design thinking, figlio dell’era dell’economia creativa che stiamo vivendo. Le aziende più creative raggiungono redditi più elevati nel 60-65% e maggiore successo in termini di competitività e quote di mercato, e i settori moda e design non possono che essere annoverate tra queste. Il concetto stesso di design è oggi profondamente radicato in ogni settore merceologico in termini di contenuto, linguaggi, codici espressivi e formali. E non è un caso se ancora oggi i brand storici più conosciuti sono proprio quelli italiani: la ricetta per mantenere questo primato dovrà avere come ingredienti la differenziazione e l‘innovazione tecnologica, altre parole chiave che ricorrono spesso nella nostra didattica.
Lo IED vanta moltissimi successi e splendide carriere per i propri (ex)studenti. Cosa spinge un 19enne a scegliere il Vostro Istituto e quanto conta il Vostro sostegno, soprattutto nelle primissime fasi di adattamento? Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli hanno scalato per vent’anni il grande massiccio montuoso della Moda e nel 2008 hanno raggiunto la vetta del monte più importante, quello intitolato al signor Garavani, per tutto il mondo “Valentino”, di cui sono i direttori creativi.
Studiare in IED significa posizionarsi su una piattaforma di lancio che affonda le radici nella migliore tradizione del design italiano proiettata verso l’innovazione che ha ancora il coraggio di anticipare le tendenze. IED non è solo didattica, ma anche progetti di ricerca, concorsi di idee, workshop, convegni. Ogni anno la didattica si chiude per una settimana intera, invitando creativi internazionali – designer, stilisti, opinion leader, fotografi, architetti – a dirigere workshop trasversali: in quella settimana IED si trasforma in un melting-pot di idee arricchendo i ragazzi e stimolando la loro creatività. Giambattista Valli e Marco De Vincenzo hanno già calcato le passerelle di Parigi, Benedetta Bruzziches, già finalista al Who’s on Next di Vogue, Simone Legno, vera anima del brand Tokidoki, Ronen Jehezkel fondatore della newyorkese Park & Ronen.
Come creare una start up innovativa e vincente? Molti sono i progetti già avviati dallo IED.
IED negli anni ha formato generazioni di giovani designer che si sono fatti strada iniziando con la classica gavetta tra stage, tirocini e primi contratti, diventando per le aziende una vera e propria agenzia di sviluppo locale. Non mancano in effetti anche casi di startup, ovvero studenti che hanno scelto di aprire studi di progettazione, laboratori o agenzie iniziando così un percorso autonomo.Grazie ad un costante monitoraggio, IED riesce a valorizzare questi giovani imprenditori emergenti, dando loro visibilità, raccontandone le storie e i percorsi alla stampa e alle aziende. Notiamo che il fenomeno imprenditoriale è estremamente dinamico soprattutto nel settore moda. Mi fa piacere citare qualche esempio, come il brand My Mantra, nato nel 2012 dall’idea di Marta Antonelli, diplomata nel 2012 in Fashion Design, che attraverso il brevetto Ligneah, primo tessuto in cotone e fibra di legno, ha proposto sul mercato borse e accessori cruelty free, valida alternativa alla pelle di pitone. Il progetto ha ricevuto anche una menzione speciale nell’ambito del Premio Impresa Ambiente, sezione Miglior prodotto. Francesca Evangelista, diplomata nel 2005, ha fondato nel 2012 il brand di borse che porta il suo nome e che sta avendo un grosso successo negli Stati Uniti grazie al punto vendita aperto a Miami. Sara Giunti, diplomata in fashion design nel 2011, continua a crescere grazie al progetto l’ED, l’Emotion Design, nato proprio tra le aule dello IED, frutto del lavoro di tesi finale. Sara ha progettato una linea di borse dal design semplice che nasconde un cuore tecnologico con luci interne a led e attacchi USB che consentono di caricare smartphone, tablet e fotocamere digitali.
Non mancano anche startup in altri settori legati alle arti visive e al design del prodotto, come Inventori di Mondi, un collettivo di studenti IED provenienti dai corsi di IED Visual Communication che dal 2011 ad oggi hanno attivato un’agenzia di comunicazione visiva che vanta già prestigiosi clienti della capitale del calibro di MAXXI e Macro e Mario Alessiani, diplomato in Product Design nel 2011, che si occupa di industrial e furniture collaborando già con aziende nazionali ed internazionali.
Il Vostro Istituto è sempre all’avanguardia e proiettato verso il futuro. Moltissimi sono i nuovi profili in uscita, le figure lavorative emergenti e le carriere subito pronte allo step iniziale. Studio in IED e successo garantito? Ci spieghi il grande merito dell’Isituto, la professionalità al suo interno e le eventuali collaborazioni in Italia e all’Estero.
È una nostra peculiarità aprire gli occhi su quello che il mercato richiede. La nostra offerta è pertanto sempre in linea con le reali esigenze del mercato lavorativo, offrendo possibilità concrete ai nostri studenti una voltai diplomati. Ne è un esempio la nuova Area Cinema e New media, nata proprio dai confortanti dati del mercato che vedono il Lazio come la regione con il più alto numero di produzioni cinematografiche e televisive italiane. Al termine dell’anno accademico IED Roma organizza incontri di Job Placement con l’obiettivo di accelerare l’ingresso dei diplomati nel mondo del lavoro. Questi momenti coinvolgono aziende, agenzie, enti e studi professionali in ogni settore di riferimento. Anche la discussione della tesi rientra in questa attività: i rappresentanti aziendali sono tra i componenti della commissione di tesi, il che rende di fatto la prova finale un primo step di selezione. I dati di placement di IED Roma dimostrano un’alta percentuale di collocamento: circa il 90% dei diplomati IED trova un’occupazione entro sei mesi dal diploma.
Insomma, IED sembra davvero essere la svolta per tutti colori i quali desiderino fare della moda il proprio successo, per quelli che vogliano associare passione, stile, cultura e carriera. IED, why not?