“Fra tutte le meravigliose residenze di piacere, in cui Sua Altezza Reale il duca di Savoia si reca abitualmente per ristorarsi dalle fatiche, la più importante e meritevole di essere visitata è quella che viene chiamata Venaria Reale, distante più di tre miglia da Torino. Fu il duca Carlo Emanuele II che le diede questo nome, perchè riteneva che quella fosse una zona in si sarebbe potuto praticare la caccia secondo lo stile dei re”.
Pur essendo tratta da un’opera del 1682, il monumentale Theatrum Statuum Sabaudiae che raccoglieva in ben 142 tavole le illustrazioni di tutte le strutture (chiese, monumenti, ville) facenti parte del dominio Savoia, la descrizione appare più attuale che mai. Ha il merito infatti di inquadrare la funzione storica per cui la reggia venne costruita e porta tale nome: essere la dimora di caccia della casa Sabauda. Perciò, data la sua collocazione nel verde delle colline torinesi, luogo di delizia ed evasione della corte Secentesca con la sua spettacolare scenografia fatta di saloni, fontane, giochi d’acqua e giardini.
Nonostante un percorso piuttosto travagliato durante la guerra e dopo un lungo restauro di otto anni, nel 2007 Venaria è tornata a risplendere, restituita ai visitatori nella sua essenza di fastosa residenza dell’antica casa regnante piemontese. Dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, si distingue anche come moderno centro culturale, sede di esibizioni danzanti, mostre e concerti. Luogo di piacere e di svago oggi come allora e da pochi giorni reso ancora più avvicinabile al resto del mondo grazie al Google Art Project.
Il bucintoro dei Savoia, ultima imbarcazione veneziana originale del Settecento esistente, la scrivania alla ‘mazzarina’ dell’ebanista Prinotto, il ritratto di Vittorio Amedeo II eseguito da Van Meytens, insieme ad altri 48 quadri potranno essere visibili al pubblico in un tour virtuale cliccando sulla pagina del progetto. Naturalmente la visita non può che proseguire all’esterno utilizzando la funzione ‘Street View’.
Un’occasione in più per addentrarsi alla scoperta di uno dei gioielli più significativi del Barocco in Italia, stando comodamente seduti nella propria casa. Parole d’ordine di quella complessa ricerca artistica/letteraria/sociale che occupò gran parte del Seicento furono emozione e stupore. Abbiamo a che fare con un’arte che voleva sedurre attraverso la grandiosità, l’escamotage scenografico ad effetto, suscitando così un vortice di sentimenti e passioni nell’incredulo cortigiano o ospite. Fondamentali diventano quindi le facciate dei palazzi e i giardini. In tal senso si sviluppa nel 1659 il primo progetto architettonico/ urbanistico di Venaria affidato ad Amedeo di Castellamonte, poi proseguito, fra gli altri, da Filippo Juvara, uno degli artisti che meglio interpretò le esigenze di rinnovamento architettonico decise dallo Stato Sabaudo a inizio Settecento per competere in Europa al pari delle altre potenze straniere.
La Reggia si inserisce pienamente in questo programma urbanistico. Possiamo apprezzarne i risultati nella luminosità e profondità della galleria di Diana, nata per collegare l’appartamento del re con quello del principe ereditario. Non ultimo, vanta un’altezza di 12 metri e una lunghezza di 80. Sempre a Juvara si deve la Chiesa barocca dedicata al patrono dei cacciatori, Sant’Uberto, con la cappella ad abside circolare.
I numeri non si fermano qui pensando ai Giardini, che costituiscono da soli ben 80 ettari di verde. Luogo ideale per passeggiare tra grandi peschiere, canali e fontane ricreate secondo la struttura originale del 700. Aiuole alla francese conducono poi alle fondamenta del Tempio di Diana e della fontana d’Ercole, uniche testimonianze del primo progetto della residenza.
Venaria ospiterà il 12 e 13 Ottobre eventi, consultabili sulla pagina facebook per festeggiare il sesto anno di apertura della Reggia dopo il restauro.