«Avevo visto tante cose sulle strade che continuavo a pensare: “Se solo avessi una macchina fotografica.”» Così Matt Weber, tassista di New York, scopre la passione per la fotografia e inizia a scattare. Trent’anni fa era uno dei tanti autisti che nella Grande Mela passava le ore della giornata attaccato al volante del suo taxi, con un po’ di musica in sottofondo, assuefatto dai rumori e dal traffico della metropoli. Poi un giorno si accorge che fuori dai finestrini c’era un mondo che aspettava di essere osservato e raccontato. Cresce in lui il desiderio di catturare gli attimi fuggenti che gli riempivano gli occhi.
«In un primo momento scattavo a colori, poi nel 1985 ho deciso che il bianco e nero avrebbe trasmesso meglio cosa i miei occhi vedevano». Dopo sei anni di scatti alla guida del suo cab giallo, Weber capisce che non vuole più essere un tassista con la passione per la fotografia, ma un fotografo e basta. Impara presto a non uscire di casa senza la macchina fotografica. «Non farlo! Tenere sempre almeno un rullino di scorta, o una batteria supplementare e scheda CF. Infine, non esitare quando si vede qualcosa di fantastico. Paura e o imbarazzo mi hanno fatto perdere alcune immagini molto suggestive». Dal 1978 a oggi Matt ha documentato i cambiamenti di una città in continuo fermento in un brulicare di vibrante vivacità ma che sa essere anche molto dura con il dilagare di violenza e miseria. Poi accade qualcosa che gli fa invertire la rotta: «La fotografia mi ha salvato dai momenti più bui della mia vita», ha detto Weber, che decide di trasmettere questa positività nei suoi nuovi scatti perché «ogni barlume di speranza è un bel motivo per prendere in mano la macchina fotografica».
La città si mostra a lui nel suo lato più tenero e Matt inizia a immortalare i baci che gli innamorati si scambiano per strada raccontando così piccoli attimi di felicità accanto alla rabbia e alla cruda fisicità. I suoi scatti prendono le forme della passione degli amanti sulla spiaggia di Coney Island, in metropolitana, sotto la luce di un lampione, sulla scalinata del Metropolitan Museum of Art, a Times Square.
«L’aspetto che preferisco delle mie fotografie sono le infinite domande che racchiudono». Che bacio è? Chi sono queste coppie? Dove andranno quando le loro labbra si separeranno? E cosa facevano prima di incontrarsi? L’immagine non può svelare tutto. Cela consciamente un prima e un dopo che attraggono la fantasia dell’osservatore. I suoi scatti, pubblicati anche dal New York Times, non sono affatto perfetti se li si osserva dal punto di vista della cura dell’immagine, della luce, dell’inquadratura. Ma forse è proprio questo l’intento di Matt: pur non conoscendo l’identità dei soggetti, e non volendo raggiungere l’eccellenza artistica, le immagini sono rese speciali dalla spontaneità e dalla purezza delle pose e dei gesti che sfuggono veloci all’osservatore come se ci fosse lui a fissarli al posto di Matt. I baci rubati di Matt sono stati raccolti da Dan Wrechsler in un film documentario intitolato More than the rainbow.
[Credits photo: mattweberphotos.com]