Forse saranno le Poste italiane a rimettere puntualità ai conti dell’Alitalia. La notizia che sta girando in queste ore vede un intervento indiretto statale a favore di un’eventuale salvataggio. Le Poste sono da anni interessati al settore aereo. Nel 2007 era stata comprata la Mistral Air, una piccola compagnia aerea, e ha i soldi per mantenere il gigante malato. I soldi saranno però quelli dei diligenti italiani ogni giorno in coda paziente agli uffici postali.
I dati che provengono dalla gestione Colaninno lasciano pensare. Dal 2008 a oggi le perdite ammontano a un miliardo di euro, cifra che ha appieno dimostrato la crisi insuperabile per la compagnia di bandiera e la mancanza di progetti a lungo termine, i sindacati hanno affermato che il governo “deve agevolare la ricostituzione di un azionariato credibile per capacità finanziaria e competenze, superando il disastro attuale e dando senso agli enormi sacrifici sostenuti dal sistema fino ad oggi”.
Le cause che hanno portato a una simile situazione risiedono anche nella decisione di voler attuare una politica di voli a corto raggio; decisione che urta con quanto si sta realizzando in Italia che con il progetto della TAV ha portato alla scomparsa degli introiti provenienti dal volo Milano-Roma.
I voli a lungo raggio sono stati cosí penalizzati, voli che con le attuali politiche di trasporto sarebbero stati essenziali per il rilancio di una compagnia che era simbolo del Made in Italy all’estero sino a pochi anni fa.
Fattore non secondario é stata anche l’agguerrita concorrenza di vettori stranieri che offrono prezzi migliori mentre per quanto poi riguarda il servizio sarebbe da ricordare quanto avvenuto nello scorso febbraio, quando un aereo proveniente da Pisa e diretto a Fiumicino finì fuori pista durante l’atterraggio. L’aereo, nonostante recasse la livrea dell’Alitalia, era di proprietà della compagnia romena Carpatair che ne curava la manutenzione, ne forniva l’equipaggio di bordo.
Le poste italiane, quindi lo Stato, interverranno con una nuova iniezione di liquidità, probabile di 75 milioni di euro, soldi che allevieranno momentaneamente un’azienda che, da quanto é apparso in questi ultimi anni, non presenta alcuna politica atta a riequilibrare i conti e a produrre utili.