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Categorie: Economia News

Master o non Master? Questo è il problema

Published by
Ludovica Vacri

Dopo il conseguimento dell’agognato titolo universitario ecco che il laureato si trova di fronte a ben poche possibilità, il lavoro non si trova e ci si ritrova a parlare di Master.
I Master Universitari sono dei corsi di perfezionamento scientifico e di alta qualificazione dedicati a tutti coloro che hanno conseguito la laurea, in alcuni casi anche per chi sta per per conseguire una, durano uno o due anni, sono legalmente riconosciuti e a chi partecipa vengono attribuiti crediti formativi che variano in base al numero di ore che vengono richieste ai candidati per conseguire il titolo.

Possono essere di primo o di secondo livello. Possono accedere ai master di 1° livello i laureati che hanno conseguito una laurea triennale, ai master di 2° livello possono accedere invece tutti coloro che hanno conseguito una laurea del vecchio ordinamento o una laurea magistrale.
Si differenziano in base al fatto che quelli di primo livello sono multidisciplinari mentre i secondi sono specialistici. Il tutto rivolgendosi a chi intende continuare ad approfondire gli studi dopo la laurea, a chi vuole allargare le proprie conoscenza in altre aree, chi vuole professionalizzarsi e applicare le nozioni acquisite nei corsi, selezionando i partecipanti in base a motivazione, capacità e vocazione.

Oggi purtroppo la scelta sembra obbligata: le difficoltà nell’iniziare subito la propria carriera professionale, convincono i ragazzi a spendere un altro po’ di tempo nell’affinare la propria formazione, costi permettendo, dal momento che molti di questi master non sono proprio alla portata di tutti.

Quali sono però i vantaggi reali, al livello occupazionale, per chi decide di iscriversi? Guardando i dati forniti da Almalaurea si scopre che nel nostro Paese sono pochi. Un’indagine dell’Osservatorio Statistico dell’Università di Bologna, ha dimostrato infatti che “non si registrano differenze significative tra coloro che hanno terminato un master rispetto ai colleghi che non hanno concluso un’esperienza analoga“. A cinque anni dalla laurea, l’88% delle persone che hanno frequentato un master di primo livello si dichiara occupato.

Soltanto tre punti in più di chi ne ha fatto a meno. Il vantaggio occupazionale si riduce invece a due punti di differenza per i master di secondo livello. La situazione diventa addirittura paradossale se si considera la stabilità lavorativa, che risulta ridotta tra quelli che hanno frequentato un qualsiasi tipo di master rispetto e chi si è fermato alla laurea. Chi ha fatto un master trova un occupazione stabile nel 59% dei casi, mentre tra i laureati il dato è al 74%.

I laureati semplici battono i “masterizzati” anche nel contenuto della busta paga. Il rapporto di Almalaurea sottolinea che i corsi post-laurea oltre a non dare vantaggi al momento risultano anche discriminatori: solo il 9% di studenti con meno risorse finanziarie a disposizione possono iscriversi conseguendo borse di studio, mentre il resto dei posti a disposizione è appannaggio di giovani che possono permetterselo.

In un’intervista, Paolo Citterio, il presidente del Gidp, Associazione direttori risorse umane, ammette che se si trovasse di fronte a due giovani che si propongono per uno stesso lavoro, di cui uno ha un master e l’altro ha invece avuto esperienze lavorative formative, sceglierebbe il secondo perchè è già pronto per l’azienda.

Sul mercato del lavoro estero la situazione cambia i corsi per il conseguimento dei master hanno requisiti accademici e cronologici ben precisi e frequentarli è più prestigioso, più spendibile sul mercato del lavoro e più remunerativo in un discorso a lungo termine, anche se l’ultima lista di Forbes riguardante i migliori master al di fuori degli Stati Uniti vede in terza posizione gli MBA proposti dall’Università Bocconi.

Investire sulla propria formazione è sicuramente importante, ma con un mercato lavorativo fermo come quello attuale bisogna ponderare gli effettivi vantaggi di intraprendere questo cammino, per non sentirsi dire in sede di colloquio di essere troppo specializzati e finire di essere scartati senza avere la possibilità di dimostrare la propria professionalità.

Published by
Ludovica Vacri