Il ministero della giustizia nelle scorse settimane ha presentato una bozza di legge riguardante le parcelle ricevute dagli avvocati, per fissare i limiti entro i quali i professionisti della pratica forense dovranno ricevere una certa somma di denaro dai clienti.
Il ministro Cancellieri ha deciso infatti di fare chiarezza sulle percentuali di ricompensa che ogni avvocato dovrà ricevere, soprattutto in caso di mancato accordo con il cliente.
Questo per evitare abusi o esagerazioni nella richiesta e quindi per eliminare anche ogni sorta di disputa economica con l’assistito.
La richiesta iniziale della associazione degli avvocati era molto più alta, si aggirava intorno al triplo degli importi di cui si parla adesso, ma ancora si aspetta il voto delle Camere.
Ovviamente la proposta di legge è stata strutturata e divisa in diverse parti, così da non creare diseguaglianze: la somma di denaro dovuta agli avvocati dipenderà dalla fase di giudizio in cui si interrompe il rapporto con il cliente.
A loro volta le cause sono divise in penali e civili, con somme che cambiano da caso a caso.
Parlando di cause civili, se l’accordo tra il cliente e l’avvocato viene a mancare nel momento “di studio” la somma dovuta è più bassa rispetto a un’interruzione avvenuta in una fase decisionale.
Come è possibile vedere nella tabella in cui sono riportati i parametri, le somme di denaro variano in base al valore complessivo della causa e dal momento in cui terminano i rapporti con l’avvocato.
Prima di questa legge, ammesso che passi nelle aule di Camera e Senato, non erano presenti parametri così precisi: si spera così che venga fatta chiarezza sulla parcella. La giustizia, anche economica, deve partire dalla giustizia.