Primo giorno di scuola per le nostre stelle in America. Il Mago esordisce nella partita giocata nella notte contro Boston: a Providence, i Knicks si impongono di un punto con canestro decisivo di Haradaway Jr., figlio del grande Tim, contro i Celtics, ancora in fase di costruzione. Buona la prova di Bargnani: 12 punti, 19 minuti complessivi, 3 rimbalzi, ma quel che più interessa è iniziare a capire quale possa essere l’utilizzo del nostro Andrea nella sua nuova squadra.
Coach Woodson, nelle dichiarazioni pre-match si era detto molto intrigato dell’idea del “quintettone”: Melo da tre, Bargnani da 4 e a coprire e cancellare gli avversari il guerriero Tyson Chander da 5. Idea per niente campata in area al fine di sfruttare al meglio le spaziature: Melo attira sempre il raddoppio, essendo giocatore prevalentemente da isolamento, uno contro il mondo; Chandler sotto canestro garantisce rimbalzi offensivi e presenza fisica, utilissima per lasciare il perimetro libero per lo scarico, ed il Mago, in un sistema simile, calza perfettamente, essendo alla stregua del primo Nowitzki, tiratore da fuori esiziale.
Gli equilibri non possono essere raggiunti in soli 48 minuti, ma il progetto tecnico risulta particolarmente attraente: se Anthony riuscisse a trovare la giusta amalgama con il nostro portacolori, al Madison la stagione potrebbe essere molto lunga.
Interessanti le parole di Melo, stella indiscussa della squadra, che qualche giorno addietro si diceva molto fiducioso e felice dell’arrivo in maglia Knicks di B: si, lo ha chiamato così, non riuscendo a pronunciare correttamente il nome del Mago; niente di strano contando che il fu Ron Artest ai tempi di Sacramento, alla domanda su un suo possibile sbarco in Europa, con candore chiese al giornalista se nel vecchio Continente, anche se dubito la quaestio fosse esattamente cosi articolata, ci fosse la corrente elettrica. True story. Il numero 7 ha speso ottime parole per Bargnani, asserendo convinto di avere vicino un signor tiratore, e che entrambi possano fare la fortuna dell’altro, essendo le loro caratteristiche perfettamente compatibili.
Nella notte si è registrato anche il battesimo con gli Spurs di Marco Belinelli: 19 minuti sul parquet contro il Cska di coach Messina, 3 punti messi a referto con bomba dalla distanza. Durante la pre-season, coach Pop lascia libero spazio alla propria fantasia, per testare le qualità e la durezza mentale dei propri giocatori. Marco parte dalla panchina e al suo ingresso viene schierato guardia insieme a Ginobili. Potrebbe sembrare un dettaglio effimero, dato che si parla pur sempre di compagni di squadra: in realtà trattasi di segnale chiaro lanciato dall’allenatore di San Antonio.
Qualche giorno fa, intervistato dai media statunitensi, Popovich aveva associato il nome di Belinelli proprio a quello di Manu, illustrando la capacità da subito colta nel nostro giocatore, di saper leggere la pallacanestro, di avere grande attitudine e applicazione, e riconoscendone grandi abilità difensive. Sembrerebbero dichiarazioni di circostanza, ma con Pop nulla avviene per caso, e l’investitura, soprattutto come specialista difensivo potrebbe tornare utile al Beli per il suo futuro in Texas.
Giova sempre ricordare che il capo allenatore di origini serbe, abbia sempre avuto un debole per tale specimen cestistico: emblematico è il caso di Bruce Bowen, tanti anelli vinti da protagonista in maglia Spurs, in attacco dotato solo di un discreto tiro dall’angolo, in difesa una macchina infernale capace di marcare sia guardie come Kobe, sia giocatori più lunghi; epiche le sue battaglie ad Ovest contro Nowitzki, a cui il buon Bruce cedeva parecchi centimetri, compensati da un energia e una durezza impressionante.
Il riferimento alla giusta applicazione in campo, appare per Beli come un attestato di stima di grande valore: coach Pop fa del play the right way il suo cavallo di battaglia, essendo cresciuto all’ombra dello storico Larry Brown. Per Marco la parola d’ordine dovrà essere toughness, durezza, sia mentale che fisica. Il suo allenatore non potrà che apprezzare.
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