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Categorie: Cultura News

Bob Dylan: una storia senza fine

Published by
Daniele Paroli

“Tutto quello che posso fare è essere me stesso, chiunque io sia”. Si tratta forse dell’unica risposta che realisticamente si possa dare per cogliere l’essenza di una figura che da più di quarant’anni parla all’America e al resto del mondo con la sua musica. Tuttavia, questa stessa semplicità insospettisce. Basti solo pensare al nome: al fatto che Bob Dylan è lo pseudonimo entrato nella leggenda musicale dietro cui si nasconde l’identità di Robert Allen Zimmerman.
Un mito, una rockstar di fama mondiale, una leggenda. Appunto. Mito, leggenda vivente, poeta. Me ne frego E mi rompe pure un poco […]. Per me le parole ‘leggenda’ o ‘icona’ non sono che sinonimi educati per “è stato fatto fuori”.

Per fortuna così non è stato. Perchè la storia di Robert Allen Zimmerman, anzi, di Bob Dylan per gli amici fan e non solo di mezzo mondo, è ben lungi dalla conclusione. Vincitore del Grammy Award, del Golden Globe, incluso nelle ‘Rock&Roll Hall of Fame’ e ‘Songwriters Hall of Fame’, considerato il secondo più grande artista rock dietro ai Beatles dalla rivista ‘Rolling Stone’, il settantaduenne menestrello del Minnesota continua a stupire anche al di là del campo musicale. Risulta infatti nuovamente uno dei favoriti al Premio Nobel della Letteratura per il 2013, accanto, tra gli altri, allo scrittore giapponese Murakami e al nostrano cantautore Vecchioni. Ma soprattutto, per la gioia dei fan italiani, a Novembre calcherà i palchi di Roma, Milano e Padova con il suo ‘Never Ending Tour’ che prosegue dal lontano 1988. Perciò, un percorso che pare inesauribile.

Aspettando le prossime giornate evento, intanto l’attesa può essere temperata grazie all’uscita di un’opera in grado di offrire uno sguardo ulteriore sulla lunga carriera della rockstar: “Bob Dylan”. Un libro-cofanetto edito da Magazzini Salani di difficile e varia definizione, fedele dunque alla complessità del soggetto trattato. Biografia, raccolta di immagini, album, diario di viaggio, fac simili delle scalette concerti. Sia l’ascoltatore veterano, sia il semplice lettore curioso dei retroscena e dei backstage, chiunque può trovare un aspetto di particolare interesse da approfondire. Del resto, dagli anni Sessanta ad oggi gli episodi significativi non mancano di certo.

Nato nel 1941 nella piccola cittadina di Duluth da famiglia ebrea, Robert Allen Zimmerman trova nel pianoforte uno dei suoi primi strumenti, nel rock&roll di Elvis Presley e Buddy Holly gli iniziali modelli a cui ispirarsi; nonchè uno dei primi pseudonimi degli anni a venire.
L’ascolto del folksinger Woody Gothrie determina già in lui una svolta significativa: la chitarra acustica, assieme all’armonica e alla sua voce ruvida, diventa il mezzo per esprimere le tensioni, le proteste per i diritti civili, le contraddizioni dell’America del periodo. Assunto lo pseudonimo definitivo, “The Freewheelin’ Bob Dylan” con gli indimenticati successi Masters of strong e Blowin’ in the wind per citarne alcuni, lo proietta immediatamente sulla scena musicale che conta. Seguono anni di intensa sperimentazione, con risultati alterni e non sempre apprezzata dal pubblico americano della prima ora, ma di immediato successo in Europa: la canzone Like a Rolling Stone esemplifica questa tendenza. Appartiene al 1975 la sempreverde Knockin’ on Heaven’s Door, rifatta negli anni da più di 150 musicisti. Tra i successivi album di spicco ricordiamo “Desire” con la trascinante Hurricane, passando per “Time out of mind” e il recente “Tempest”.

Al giornalista inglese Brian Southall, con già alle spalle indagini sui Pink Floyd e i Beatles, è spettato il delicato compito di riordinare nel cofanetto-scrigno “Bob Dylan” i preziosi frammenti d’epoca di una carriera ricchissima; e non è sicuramente un caso che il libro si intitoli, nella versione inglese, The treasures of Bob Dylan. Da svelare ora in Italia.

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Daniele Paroli