Torna a far parlare di sé, con una proposta che ha già diviso l’opinione pubblica. La corrida, nota per essere la tradizione più famosa e al tempo stesso più criticata della Spagna, potrebbe diventare un bene del patrimonio culturale immateriale dell’Umanità.
È questa infatti la richiesta che arriva dal Congresso spagnolo, su iniziativa della Commissione cultura. Tante le spaccature interne: il provvedimento è stato sostenuto dal Partito Popolare, dagli autonomisti della Navarra dell’Upn, mentre il PSOE e l’Unione progresso e democrazia si sono astenuti. Non c’è stata una volontà univoca alle spalle, ma il testo è passato e se ci sarà il sì del Senato l’iter proseguirà. Il passo successivo potrebbe essere quindi l’inoltro della richiesta formale all’agenzia dell’Onu che si occupa di tutelare la cultura nel mondo.
L’iniziativa, nata da una petizione popolare, è stata lanciata proprio nella regione in cui dal 2012 la tauromachia è stata bandita, la Catalogna. Spinta dalla voglia di riscatto, la Federazione della Corrida ha cercato di portare nuovamente alla ribalta l’argomento, proponendo inizialmente il riconoscimento della pratica come bene culturale spagnolo. Obiettivo era trovare una formula che impedisse agli animalisti di portare avanti in altre regioni istanze per abolire la corrida. Le oltre 600 mila firme hanno spinto però il Partito Popolare ad andare oltre la semplice proposta iniziale confinata alla Spagna, azzardando la richiesta come bene Unesco.
Una proposta che come immaginato genera molte perplessità legate, in primis, alla presenza dei requisiti stabiliti dall’Unesco. Se i sostenitori affermano che “la corrida comprende tutte le espressioni sociali e culturali legate alla tauromachia e costituisce un patrimonio culturale spagnolo che rientra nei parametri dell’Unesco”, la schiera dei contrari si chiede se quest’espressione della lotta atroce tra uomo e animale sia compatibile con i principi invocati dall’Organizzazione sui diritti umani e il rispetto delle persone.
Durissimo il commento del Partito Animalista spagnolo che vede dietro l’iniziativa legislativa ben altre motivazioni, come la difesa di interessi puramente economici. Il testo modificato in Parlamento riporta infatti che la corrida è “uno dei principali settori economici” del Paese. I numeri parlano chiaro: tra il 2007 e il 2012 il calo complessivo degli spettacoli è stato del 40% con evidenti ricadute per il settore. Ed ancora, dopo l’abolizione della tauromachia in Catalogna, i proprietari della plaza de toros di Barcellona sono stati risarciti dal governo catalano per un importo stimato tra i 300 e i 500 milioni di euro. Più che la richiesta di una tutela culturale si tratta di un’azione economica per salvare un settore in netto declino? Il dibattito è aperto, anche se un aspetto sembra evidente: dietro quello che tutti credono semplice folclore si nasconde un vero e proprio business.
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