L’Internet Of Things – termine introdotto nel 1999 dall’imprenditore Kevin Ashton – consiste in una visione tecnologica in cui le informazioni e i contenuti presenti in Internet non saranno prodotti esclusivamente da utenti umani che scrivono articoli di Wikipedia o condividono foto su Flickr, ma saranno principalmente forniti da sensori di vario tipo presenti negli ambienti in cui viviamo, e connessi tra loro.
Questo scenario apparentemente futuristico inizia ad essere abilitato dalle innovazioni tecnologiche che, miniaturizzando le apparecchiature e rendendole più economiche ed efficaci, permettono una maggiore diffusione di dispositivi in grado di rilevare e misurare le più svariate entità: partendo dai classici parametri di temperatura ambientale, luminosità, pressione atmosferica, fino alla fertilità del suolo.
I sensori connessi ad Internet possono certamente essere utili di per sé. Si consideri per esempio il termostato Nest, che integra termometro e rilevatore di movimento per andare a costituire un prodotto in grado di controllare la temperatura ambientale in un’ottica di massima automazione e risparmio.
Ma la visione dell’Internet Of Things suggerisce che le potenzialità di questi dispositivi saranno incredibilmente aumentate quando i dati raccolti da differenti sensori potranno essere incrociati tra loro: ogni nuova informazione permetterà di migliorare il contesto in cui vengono prese decisioni rilevanti.
Si pensi per esempio alla complessità del controllo del traffico in una città, e a come le relative informazioni potrebbero essere fornite automaticamente ai dispositivi di navigazione delle automobili. Oppure, a come si potrebbe ottimizzare la gestione del risparmio energetico in una abitazione, coordinando informazioni meteo, rilevamento delle temperature interne ed esterne, termostato, azioni su tende e illuminazione.
Il magazine online ReadWrite ha recentemente riportato la notizia per cui in un report di Morgan Stanley, elaborato su un precedente report di Cisco, si prevede che entro il 2020 saranno 75 miliardi i dispositivi connessi alla Internet Of Things. Una tale babele di sensori comporta una notevole sfida tecnologica per poter realizzare la visione dell’uso e dello scambio reciproco di dati.
Si possono individuare due principali ostacoli alla realizzazione su vasta scala della Internet Of Things.
Anzitutto dovranno essere disponibili dei dispositivi che parlino una “lingua comune” per potersi scambiare i dati: in questo senso potrà essere fondamentale la capacità di implementare il cosiddetto Semantic Web, una specie di lingua franca del web pensato esattamente per la comunicazione tra macchine, che tuttavia, per ora, non ha ancora trovato uno sbocco commerciale di massa.
Inoltre, i dispositivi e le applicazioni dovranno essere in grado di manipolare una mole di informazioni senza precedenti, cercando di contestualizzarle e trovare il modo più efficace di utilizzarle. Alcuni ingegneri di Microsoft hanno recentemente dichiarato che tra gli obiettivi a lungo termine di Bing è inclusa anche la capacità di fornire ai dispositivi della Internet Of Things la conoscenza necessaria a rendere “intelligenti” i dati.
L’incentivo a risolvere il puzzle è comunque notevole: ReadWrite riporta una dichiarazione del CEO di Cisco secondo il quale il giro d’affari dell’Internet Of Things arriverà a essere di ben 14 trilioni di dollari.
[Fonte: ReadWrite]