Il declino industriale dell’Italia sembra non avere fine. Proprio nel periodo in cui Alitalia e Telecom Italia sembrano destinate rispettivamente alla compagnia aerea francese Air France e alla Telefonica, dall’Unione Europea arriva un segnale di allarme: “L’Italia, a partire dal 2007, sta attraversando una forte fase di deindustrializzazione che danneggia sia la competività, ossia la capacità di attirare gli investimenti necessari per la sussistenza della sua economia, sia il mercato del lavoro. La produttività del settore industriale italiano – prosegue il rapporto di Bruxelles – è stata superata da quella spagnola, confermando la sua costante decadenza“. Anche la Grecia, paese che ha sentito di più le conseguenze della crisi, è riuscita a migliorare la sua produttività grazie alle riforme messe in campo dal governo ellenico.
Quali sono le cause di questo inarrestabile declino italiano?
Secondo molti economisti dell’Ue, pesa molto la l’elevata pressione fiscale che costringe gli imprenditori italiani a delocalizzare verso gli stati più vicini, come ad esempio la Svizzera. Un altro fattore è sicuramente la burocrazia, una zavorra per chiunque voglia aprire un’azienda in Italia. Cattive notizie anche per quanto riguarda i costi dell’energia, che in Italia e a Cipro sono fra i più elevati di tutta l’Europa. La scarsa spesa nella ricerca, nell’innovazione e i problemi di accesso al credito sono soltanto l’ultimo tasto dolente.
La Spagna supera l’Italia
In termini di produttività, l’Italia è stata superata anche alla Spagna. Un dato davvero drammatico, considerando che nel 2000, il Belpaese era più produttivo della Germania. Il governo del Presidente spagnolo Mariano Rajoy ha riformato il mercato del lavoro in modo tale da rilanciarne la competività, cosa che in Italia ancora non è avvenuta. Molte persone cominciano a pensare che i governi di larghe intese non rappresentino effettivamente gli interessi dell’elettorato attivo, dato che al momento delle elezioni, nessun cittadino si sarebbe aspettato una coalizione di maggioranza diversa rispetto a quella che ha effettivamente votato, solo perché lo vuole l’Europa. C’è bisogno di riforme urgenti, per non essere Piigs, ma per tornare ad essere l’Italia competitiva nel mondo.