Un mare di cadaveri tra la politica e Lampedusa

Un bambino piange, mentre un operatore sanitario lo visita. Un vigile si avvicina e gli regala della cioccolata per consolarlo. Nessuno conosce il suo nome, chissà se i suoi genitori stanno riposando in quei sacchi verdi sulla banchina del porto di Lampedusa o in fondo al mare, per l’ennesima volta, diventato un cimitero senza croci e senza cipressi.

All’alba, disperati e sfiniti dopo un viaggio cominciato 16 ore prima presso qualche spiaggia della Somalia, hanno provato a dare fuoco ad una coperta, confidando in un celere soccorso da parte di qualche peschereccio. Ma ad incendiarsi è stata solo l’imbarcazione, che indebolita dalle fiamme, non ha retto e si è capovolta presso l’isola del coniglio a Lampedusa. Chi è sopravvissuto, ha raccontato che su quella carretta, come le chiamano gli abitanti del posto, c’erano circa 500 persone. Il bilancio, ad ora, della tragedia é di 103 morti e di circa 150 dispersi.

Il sindaco, Giusi Nicolini, é disperata: “È un orrore, un orrore indicibile. Non sappiamo dove mettere i morti e i vivi. Quanto deve essere grande il cimitero di Lampedusa? Nel centro di accoglienza si trovano già circa 1350 profughi, ma ne potrebbe contenere 770. Ora, dovranno aggiungersi anche i sopravvissuti della tragedia di oggi. I soccorritori mi hanno raccontanto di un mare pieno di cadaveri, tra cui quelli di 4 bambini. Letta li venga a contare insieme a me”.

Quando ha rilasciato queste dichiarazioni, il sindaco non sapeva che a Lampedusa Letta non metterà piede, perché in un tweet freddo, da burocrate, ha annunciato che avrebbe spedito, è il caso di dire, il suo vice, Alfano.
Quanto è distante la politica dalla vita reale lo si desume anche dai battibecchi tra la Lega e il ministro Kyenge, interessati più a far polemica sulla tragedia che al dramma stesso, che si sta verificando a Lampedusa.
Nonostante le parole del Papa, pronunciate sull’isola, bollassero come una vergogna per l’Europa e per l’Italia quanto accadeva da anni, non si é trovata alcuna soluzione, ma é cominciato solo un teatrino vergognoso con l’UE, che accusa l’Italia per le sue politiche sull’ immigrazione e l’Italia che accusa, a sua volta, l’Europa di non aver voluto attivare nessun canale umanitario sicuro con l’Africa.

La sensazione è che, nonostante i 20 mila morti al largo delle coste di Lampedusa tra il 2008 il 2012, non sembra esserci la volontà politica di gettare un ponte di vita con il continente africano. Come avvenuto per la Terra dei Fuochi, si cerca di ridimensionare il problema, di ricondurlo in ambito locale.
Mentre da Roma inviano tweet, sul mare di Lampedusa galleggiano vestiti lacerati, scarpe senza piedi, piedi che avevano attraversato il deserto per sfuggiere alla fame, alle dittature e alle guerre e che ora riposano in fondo ad un mare di tombe senza nome.

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