Quarant’ anni di carriera, 17 album, oltre 500 milioni di dischi venduti nel mondo, decine di migliaia di fan ad ogni concerto, e stadi quasi sempre sold-out. Sono i numeri strabilianti che rendono Bruce Springsteen un’icona irraggiungibile del rock mondiale. Con la sua musica “The Boss” ha segnato più di un’epoca influenzando intere generazioni, che tutt’ora si rispecchiano nei suoi brani più famosi. Testi profondi, spesso critici, in cui il rocker originario del New Jersey ha descritto come pochi altri quattro decenni di storia americana, elevando a poesie universali storie personali di gente comune.
Springsteen è il menestrello dell’altra America, non quella “ufficiale” che si crogiola nella sua grandezza e in cui si fatica a riconoscersi, ma quella “vera” della provincia, lì dove c’è solo fatica e sudore. Perché Bruce Springsteen in fondo è figlio di quella stessa America, uno che però ce l’ha fatta.
Lui che è l’incarnazione vivente del “Sogno Americano”, ne canta invece le illusioni e i fallimenti attraverso le lotte quotidiane di uomini comuni, quei perdenti della working class, di cui urla la voglia di riscatto e rivincita. E’ questo il messaggio di speranza da sempre sotteso alla sua musica, una fede incrollabile verso la possibilità di un mondo migliore. Quarant’anni dopo il debutto di “Greetings from Asbury Park, N.J.”, il disco con cui irruppe nella scena rock, stravolgendola per sempre, Bruce Springsteen a 64 anni è ancora capace di stupire, di girovagare il mondo imbracciando la sua chitarra regalandoci performance live esplosive e ad alta intensità, senza alcun effetto speciale che non sia la sua musica, da sempre crogiolo di generi e sonorità diverse che spaziano dalla matrice folk, che si ispira a Woody Guthrie e Bob Dylan, al jazz, al r’ n’b, al rock puro e al sound elettrico della E-Street Band.
Molto è stato detto e scritto di lui durante la sua lunga carriera discografica. Ma niente di ciò che abbiamo letto si avvicina a catturarne l’essenza, i suoi pensieri, le sue emozioni. E’ questa la sfida che forse ha animato Christopher Philips e Louis P. Masur nella stesura di “Talk about a Dream: The Essentials Interviews of Bruce Springsteen”, un libro che descrive la vita del Boss attraverso le parole della persona che la conosce meglio di tutti: Bruce Springsteen stesso.
‘Talk About a Dream: The Essential Interviews of Bruce Springsteen’ lives up to its title, with 40 years of Q&As. http://t.co/blrPqxg8mA
— Bruce Springsteen (@springsteen) September 30, 2013
Uscito pochi giorni fa negli States, come ha annunciato lo stesso Springsteen con un post sul suo profilo Twitter, il volume è una raccolta di circa 30 interviste, dal 1973 al 2003, che portano la firma non solo dei più importanti giornalisti musicali, ma anche di Elvis Costello e Nick Hornby. Un mosaico di conversazioni che raccontano la personalità e l’evoluzione di Springsteen come uomo innanzitutto, ma anche come artista, come personaggio pubblico e come acuto osservatore della realtà che lo circonda. Impreziosiscono il libro, otto pagine di foto inedite in bianco e nero realizzate tra gli altri dalla sorella Pam, Lynn Goldsmith e Frank Stefanko.