Obiettivo 19 ottobre. Pare essere questa, secondo le ultime indiscrezioni, la data del ritorno del Cagliari al Sant’Elia davanti ai propri tifosi, nell’anticipo di sabato alle 18.00 contro il Catania. Pare, perché nelle ultime ore sarebbe in corso un sopralluogo della Lega nel cantiere dello stadio con l’intento di visionare lo stato dei lavori all’interno dell’impianto. In Sardegna sono sbarcati stamattina l’ex prefetto di Roma Achille Serra e l’ex arbitro Carlo Longhi, ma soltanto tra qualche giorno potremo sapere ufficialmente se l’esilio della società sarda nella città della Bora sia finito o debba durare ancora e se i tempi degli interventi e quelli delle autorizzazioni della commissione comunale – che permettano l’apertura dei cancelli anche con una capienza ridotta di 5 mila posti – non si allunghino ulteriormente.
L’appello del capitano. Al termine dell’allenamento di ieri, il capitano Daniele Conti ha incontrato la stampa, per lanciare a nome di tutta la squadra un altro appello disperato “Ci siamo stancati di giocare a Trieste. Da due anni siamo costretti a giocare in trasferta. Senza i nostri tifosi è dura. La Società ci aveva promesso uno stadio, ma al momento nulla si è mosso. Non so per colpa di chi, non mi interessa. Io so solo che vogliamo tornare a giocare a Cagliari”. La situazione è drammatica, come sottolinea il simbolo dei rossoblu: i sardi sono costretti a giocare ormai da più di due stagioni lontani dal calore e dall’entusiasmo dei propri tifosi, in balia delle vicende intricate che hanno come protagonisti il Comune, il presidente Cellino e la Lega. “Facciamo quest’appello perché si muova qualcosa. Abbiamo giocato tre partite in una settimana, trascorrendo più tempo in aereo che a casa” – ha continuato Conti – “Dopo tante chiacchiere, è il momento di passare ai fatti concreti: le parole se le porta via il vento. Abbiamo bisogno di lanciare un segnale forte. Fare sciopero? Ne parlerò con i compagni, ma fosse per me lo farei. Io ho firmato per il Cagliari e ho diritto di giocare a Cagliari”.
L’appello dei dipendenti. A far sentire la propria voce sono stati anche i dipendenti della società, che attraverso un comunicato hanno voluto manifestare tutto il proprio dissenso. “La questione-stadio va avanti da quasi tre stagioni, e chiediamo che si possa finalmente risolvere rapidamente e definitivamente. Il Cagliari non è solamente una Società di calcio. E’ un’azienda come tutte le altre, ed è formata da decine di dipendenti. Tutti rigorosamente sardi. Abbiamo timore che la vicenda possa compromettere il nostro futuro lavorativo, rischiando la perdita del posto di lavoro come sta capitando quotidianamente a tanti giovani sardi come noi.”