Quando si dice buon sangue non mente. I mondiali di ciclismo su strada di Firenze hanno visto oggi il trionfo del diciottenne olandese Mathieu Van der Poel, figlio del campione degli anni 80 Adrie (vicecampione su strada nell’83, vincitore di due tappe al Tour de France, di un giro delle Fiandre e di una Liegi-Bastogne-Liegi) e nipote di un altro mito del ciclismo, quel Raymond Poulidor che negli anni 60 e 70 si è aggiudicato una Vuelta e svariate tappe del Tour de France, in un’epoca dove i rivali si chiamavano Louison Bobet, Jacques Anquetil, Eddy Merckx e Bernard Hinault.
Il giovane Mathieu, classe 95, dimostra di possedere le potenzialità del campione quando, nel corso dell’ultimo giro, si stacca dal gruppo e raggiunge i fuggitivi Bonnamour e Martinez. A quel punto la strada per la vittoria è spianata, basta solo resistere fino al traguardo sempre più vicino. Il gruppo prova a riprenderlo, ma la volata finale è una formalità per Van der Poel, che precede di oltre tre secondi il danese Pederson (vincitore quest’anno della Parigi-Roubaix Junior) e l’albanese Nika (che conquista la prima, storica medaglia per il suo paese). Primo degli italiani è giunto Rota, quinto e mai in lotta per una medaglia.
La prima soddisfazione per i colori azzurri si deve a Rossella Ratto, medaglia di bronzo nella prova in linea donne. La nostra portacolori si piazza alle spalle della fuoriclasse olandese Marianne Vos (al terzo titolo iridato della sua carriera) e della svedese Johansson.
Spettacolo mondiale
Questi mondiali di ciclismo 2013 hanno già visto, oltre alle imprese dei ciclisti orange, una serie di gare che saranno ricordate da tutti gli appassionati delle due ruote. La vittoria di Matej Mohoric nella competizione per gli Under 23 è il probabile inizio di carriera di un campione, e il diciannovenne fenomeno sloveno (connazionale di quel fenomeno chiamato Peter Sagan) è già stato messo sotto contratto dalla Cannondale.
Da ricordare anche la cronometro di mercoledì, che ha visto il piazzamento nei primi tre posti dei tre più forti specialisti degli ultimi dieci anni: Il tedesco Martin, lo svizzero Cancellara e il britannico Wiggins. Martin si è dimostrato ancora una volta il migliore e, dopo una prima parte di gara alla pari con Cancellara, mette il turbo e chiude alla strabiliante media oraria di 52,900 km/h, la più alta della storia. Buone notizie per l’Italia, che piazza due corridori nei primi dieci: Il veterano Marco Pinotti chiude settimo, e subito dietro di lui il giovane Adriano Malori. Un piccolo passaggio di consegne vista l’età di Pinotti, la cui preparazione nel settore potrebbe rappresentare un grande plus una volta appese le scarpette al chiodo. Si spera che Federciclo non dimentichi la cosa.
Ultimo giorno di speranze
Domani la giornata finale, con la gara dei big. Le speranze azzurre sono riposte nella classe di Vincenzo Nibali, che dopo la delusione in terra di Spagna (secondo alla Vuelta, ma in testa per gran parte della competizione) proverà a riscattarsi. Il campione siciliano, in una dichiarazione alla Gazzetta dello Sport, ha indicato Cancellara come probabile favorito: “Fabian sta benone, sappiamo perfettamente che è uno dei favoriti per domenica -ha affermato Nibali- ma noi abbiamo una Nazionale completa, ‘bella’ e unita”. Non resta che sperare nella forza del gruppo azzurro, capace in passato di imprese memorabili, ma a secco dalla vittoria di Ballan del 2007.
[Foto: Eurosport]