Alle 14 circa duecento pastori sardi hanno bloccato la statale 131, cioè l’unico collegamento a scorrimento veloce tra nord e sud della Sardegna. Con magliette e bandiere del Movimento pastori sardi, protestano contro la Regione per i ritardi e le inadempienze nei confronti di un settore in crisi come quello della pastorizia. Infatti, da mesi imperversa una epidemia di febbre catarrale, che, per i sintomi con la quale si manifesta, si è soliti chiamare malattia della lingua blu.
Migliaia di ovini sono già morti e la situazione non sembra destinata a migliorare. Per debellare la malattia, la Regione Sardegna ha imposto la somministrazione di vaccini agli ovini infetti. Per i pastori la previsione di un tale obbligo è un grave gesto di irresponsabilità, perché l’immunizzazione, per essere efficace, deve essere eseguita anticipatamente per prevenire l’esplosione della malattia ed è controindicata in corso. «Il Movimento – questa la posizione riassunta dal portavoce – è convinto che vaccinare in piena epidemia sia sbagliato. Così come è sbagliato continuare ad accanirsi sulla pecora e non sull’insetto vettore responsabile di questo disastro».
Il rischio – denunciano i pastori – è di accanirsi, appunto, sulla pecora e non sull’ insetto vettore della malattia. Le amministrazioni locali, al momento, seppur previsto dalla legge, non stanno contribuendo alle spese per scavare le fosse e riempirle di cemento. Così, oltre al danno la beffa, in quanto anche le spese di interramento degli ovini morti sono a carico dei proprietari.
Verso le 15 i pastori sono tornati nei loro paesi, ma è solo una tregua: è stata già annunciata una marcia su Cagliari.