Non perdere mai la speranza nell’inseguire i tuoi Sogni,
perché c’é un’unica creatura che può fermarti,
e quella creatura sei tu.
Non smettere mai di credere in te stessa e nei tuoi sogni.
Non smettere mai di cercare,
tu realizzerai sempre ogni cosa ti metterai in testa.
(Peter O’Connor, da “Ali sull’oceano”)
Siamo un Paese in crisi, non solo crisi economica ma anche crisi di valori e culturale, spesso non si fa altro che dire che non c’è più speranza soprattutto per i giovani e che chi può dovrebbe lasciare al più presto l’Italia. È davvero così? Ne ho parlato con due giovanissimi, Lucrezia Bisignani ed Andrea Stroppa, per capire il loro punto di vista e per raccontare le loro storie.
Tutte le statistiche dicono che l’Italia è un paese vecchio sia anagraficamente che culturalmente tu che cosa ne pensi?
Lucrezia Bisignani – Non è un paese vecchio, è un paese senza entusiasmo che ha smarrito quella che per secoli e’ stata la sua missione nei campi più’ disparati dall’arte alla ricerca e che ha visto fuggire negli ultimi decenni tutti i suoi migliori talenti. Torno da un esperienza a San Francisco dove chi conta lì sono i giovani con la felpa e le scarpe da ginnastica. I “vecchi” li cercano, li ascoltano, e investono in loro, prima come persone poi nelle loro idee. In Italia invece i giovani aspettano di essere vecchi per poter esser qualcuno, perché questo è l’esempio che arriva. L’Italia è vecchia anche dal punto di vista tecnologico; alcune delle tecnologie più utili nella vita di tutti i giorni qui non hanno ancora preso piede.. (eventbrite, uber, yelp, bump) in America con un click risolvi tanti problemini quotidiani. E inoltre basta guardare il sistema politico fatto di “vecchi”, alle primarie del PD ha vinto Bersani e non Renzi, questo si commenta da solo.
Andrea Stroppa – E’ anagraficamente vecchio e nella maggior parte dei casi arretrato nella visione più generale a livello sociale.
Quanta colpa è dell’Italia e quanta degli italiani?
Lucrezia Bisignani – L’italia è come una società che sta fallendo…e invece di rinnovarsi ed assumere un nuovo CEO giovane e visionario, tiene in piedi le stesse persone.
Andrea Stroppa – L’Italia leggevo, è da considerarsi ormai una espressione geografica nulla più. Gli italiani come popolo non esistono, o meglio, una grandissima percentuale, credo la maggioranza non ha nel cuore il senso dello Stato. Stato che comunque non rispetta la Costituzione e la calpesta ogni giorno. Sono sicuramente confuso da questa situazione visto che amo l’Italia e sono fiero di essere nato in questa terra.
I giovani si lamentano per la mancanza di lavoro ma spesso non fanno nulla per riscattarsi, cosa manca secondo te?
Lucrezia Bisignani – Manca una formazione adeguata. È colpa del sistema scolastico e universitario italiano che è totalmente anacronistico e non incentiva i giovani ad avere coraggio e a pensare fuori dagli schemi.
Andrea Stroppa – Da una parte manca la voglia di uscire dagli schemi, dall’altra uno Stato che non sia repressivo verso lo sviluppo. Dice Riccardo Luna nel suo libro: bisogna fare innovazione senza permesso. Io come concetto lo vedo fondamentale. I giovani sono quello che sono, siamo nati nel medioevo, stiamo tornando indietro e sembra non importare a nessuno. Finché esiste il benessere di poter uscire, fare le vacanze, comprarsi il vestito firmato e la bella macchina, sembra essere tutto il necessario. Poi chi vivrà vedrà, è questo un po’ il ragionamento che sento dai miei coetanei. Poi non possiamo dare colpa solo ai giovani, basta aprire Repubblica e leggere che una delle Università più importanti d’Italia trucca i concorsi. Allora di cosa stiamo parlando? Si è smontato tutto, ma è una situazione che piace. Diceva De Andrè dello Stato: si indigna, si impegna, poi getta la spugna con gran dignità. Aveva ragione.
Tu perchè hai deciso di rimanere qui?
Lucrezia Bisignani – Non ho deciso di rimanere in Italia; mi reputo una cittadina del mondo. La mia start-up la farò in America perché lì mi scontro con una sana e forte competizione, in Italia invece mi scontro contro la burocrazia ancora prima di partire, non avrei neppure la possibilità (sacrosanta) di fallire.
Andrea Stroppa – Perchè nonostante l’aria sia quella di partire, riesco a lavorare con aziende negli Stati Uniti. Internet permette di lavorare a distanza ed è qualcosa di fantastico.
Cosa hai fatto o cosa stai facendo per migliorare il nostro Paese?
Lucrezia Bisignani – Ho fondato una Onlus, Staanoi che si occupa di selezionare e implementare progetti socio-ambientali proposti e disegnati da giovani. In altre parole siamo a caccia di giovani che vogliono cambiare il mondo attraverso piccoli progetti sociali e ambientali e gli diamo gli strumenti per realizzare questi progetti e diventare cosi dei piccoli imprenditori sociali. Ma soprattutto ogni giorno parlo con giovani più giovani di me e li incentivo a inventarsi il proprio futuro.
Andrea Stroppa – Non credo di essere lo studente modello da seguire nei suoi percorsi. Vado a scuola serale in una situazione ed ambiente sconosciuto alla maggior parte delle persone. Una scuola pubblica piena di lavoratori, giovani e non con ancora tanti sogni nel cassetto. Ho provato a migliorare il mio Paese con progetti ed idee per il sociale, tutte poi bocciate e rimandate nell’armadio da uno Stato assente e passivo. Cerco attraverso il giornalismo, su Repubblica e sul mio blog sull’HuffingtonPost di portare un po’ di cultura digitale. Quando pubblichiamo le ricerche, l’ultima per esempio con The Guardian, io e il team ci teniamo che sia scritto che siamo italiani.
Andrea, sei un esperto di informatica, noi eravamo una volta i primi in creatività ed ingegno ora invece?
Andrea Stroppa – Lo siamo ancora. Ci sono tantissimi italiani nel mondo che mi fanno sentire orgoglioso. Pensiamo a livello accademico nel campo informatico come il professor Juan Carlos De Martin, fellow al Berkman Center di Harvard, pensiamo al professor Aquisti alla Mellon University. Pensiamo ai nostri tantissimi ricercatori al MIT. Nel campo della sicurezza informatica, nella robotica, nell’elettronica, nella ricerca. Potremmo stare giorni ad elencare gli italiani che non si arrendono e portano in alto questa nazione. Il problema è il resto, parlate con qualsiasi italiano che è riuscito nella sua impresa, nel suo sogno e sentirete la frustrazione di dover combattere contro una società come quella italiana, del tutto disinteressata al cambiamento, alla rinascita. E’ un dispiacere grande, una sconfitta.
Su quale progetto stai lavorando ora?
Lucrezia Bisignani – Adesso sto lavorando alla mia ultima sfida, una start-up: con un team brillante stiamo sviluppando una tecnologia che pensiamo possa rivoluzionare il mondo del “networking” e “dating” americano. La stiamo progettando in Italia, ma aihmè, la lancermo in America.
Se e quanto ti pesa il tuo cognome?
Lucrezia Bisignani – Non mi pesa. È un opportunità e una responsabilità. Ringrazio mio papà perché mi ha dato un’istruzione internazionale e, da laziale com’è, mi ha sempre incentivato ad essere un’aquila che vola alto e non una rondine in uno stormo. Mi incentiva a seguire la mia strada anche quando non la pensa come me. E mi piace come si confronta sempre anche con i miei amici.
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Lucrezia Bisignani, nata a Roma il 21 Giugno del 1991. Romana ma diplomata a Oxford dove ha frequentato il St. Clare’s International School. Ha perseguito da subito il suo sogno di diventare attrice frequentando una delle più importanti accademie di teatro inglesi “The Oxford School of Drama”. Nel frattempo ha fondato una Onlus, Staanoi, che stimola i giovani a diventare imprenditori sociali e a disegnare e implementare progetti per cambiare il mondo con piccoli passi. Ha dimostrato qui le sue capacità da fundraiser e di leader aggregatore di giovani. La sua passione verso l’innovazione l’ha portata a San Francisco dove grazie a Marco Marinucci e Mind the Bridge si è appassionata di tecnologia e al mondo delle startup. Attualmente sta lavorando alla sua ultima sfida; una tech startup che rivoluzionerebbe il mondo del “networking” e dating americano; l’ultimo suo progetto ambizioso prima di dedicarsi unicamente ai suoi tanto amati progetti umanitari.
Andrea Stroppa, nasce a Roma nel 1994. Si occupa di sicurezza informatica. E’ volontario presso Tor Project. Partecipa attivamente a conferenze di vario genere: dalla sicurezza informatica, all’hacking fino al World Economic Forum. Scrive su LaStampa e La Repubblica. È membro dello staff della conferenza hacker, HackInTheBox. Il Corriere della Sera scrive su di lui: “È diventato un punto di riferimento nel panorama italiano dell’informatica”.
Il programma de La7, Servizio Pubblico di Michele Santoro l’ha nominato “tra le persone più influenti nel panorama web italiano “. Ha parlato di informatica e sicurezza informatica in prima serata al TG1 e su Rai News. Per le proprie ricerche e progetti è finito sul New York Times, CNN International, Cnn