Il premier Letta a New York scaccia la crisi dall’Italia. Nella tarda serata di martedì, infatti, si è recato nel Palazzo di vetro dell’ONU per partecipare alla sessantottesima sessione dell’assemblea generale. Qui ha tenuto un breve discorso sulla piaga mondiale della disoccupazione giovanile e sulla necessita’ di attuare politiche che favoriscono la crescita per bilanciare gli effetti di quelle di austerity.
Ma le parole più interessanti le ha pronunciate ieri mattina, allorché ha suonato a wall street la campana che dà il via alle contrattazioni. Qui ha ricordato la vocazione imprenditoriale dell’Italia, ha invitato ad investire nel made in Italy e ha auspicato 12 mesi di crescita per la nostra economia. Ha evidenziato che solo se c’è la stabilità politica si potrà portare il tasso di interesse dal 4, 5% attuale al 2% già dal 2014. Gli investitori mi chiedono stabilità politica e io sono ottimista: la stabilità ci sarà e l’Italia è un Paese virtuoso e affidabile.
Evidentemente, anche per il premier Letta non vale il detto nessuno è profeta in patria. Mentre pronunciava il suo discorso a New York, in Italia ministri e deputati del Pdl minacciavano le dimissioni in blocco in caso di arresto di Berlusconi, il quale avrebbe detto che è in corso un’operazione eversiva che sovverte lo stato di diritto ad opera di magistratura democratica.
Per chi suona la campana, si sarebbe chiesto Haminghway. Sembrerebbe per il governo Letta, a meno che, dopo aver suonato la campanella americana, il premier non si metta a suonare il gong per porre fine questo dilettantistico incontro di pugilato. In tanti non aspettano altro.