Con il suo ultimo videomessaggio, Silvio Berlusconi ha chiuso un cerchio che aveva aperto quasi vent’anni fa. Sì perché se nel 1994 il Cavaliere annunciava la sua discesa in campo attraverso quello che allora era un nuovo soggetto politico con il celebre discorso le cui parole (nel bene o nel male) rimarranno nella storia, “l’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti”, oggi riesuma proprio Forza Italia, la cui avventura sembrava conclusa dopo la costituzione del Popolo della Libertà.
L’Italia era ancora alle prese con le macerie che Tangentopoli aveva lasciato dopo aver travolto la politica e una figura nuova, sedicente distante da tale classe politica, che prometteva un “rivoluzione liberale”, sembrava incarnare quella figura di “uomo della provvidenza” di cui il Paese aveva bisogno.
Era il 26 gennaio del 1994, e Silvio Berlusconi si esprimeva così
Questo nuovo modo di comunicare appariva come una vera rivoluzione e del resto il Cavaliere aveva già acquisito notevole esperienza nel campo dei media, essendo già all’epoca proprietario di tre reti televisive nazionali e di un vasto gruppo editoriale.
Se però il primo videomessaggio aveva un tono di speranzosa rinascita, le cose cambiarono in concomitanza con l’inasprirsi delle sue vicende giudiziarie. Ed ecco che, il 16 gennaio 2011, Berlusconi torna con un video in cui si ribella alla sua iscrizione nel registro degli indagati da parte della Procura di Milano per quello che sarà poi chiamato “processo Ruby”
Inizia una fase inedita della comunicazione tra Istituzioni e cittadini: mai nella storia della Repubblica un rappresentate dell’esecutivo si era rivolto al paese con toni in aperto contrasto con un altro dei poteri dello Stato.
Berlusconi si rivolge al suo elettorato ma all’Italia tutta, incita quasi alla ribellione e al passaparola, perché la privacy dei cittadini (ma soprattutto la sua) è stata violata.
Il videomessaggio si fa propaganda, e questa pratica non era certo destinata a finire.
Infatti è il 13 novembre 2011 quando l’ex-premier annuncia il suo “passo indietro” che avrebbe dato vita al Governo Monti. Sostenendo che, nonostante non fosse stato sfiduciato in Parlamento, per amore dell’Italia si dimetteva da Capo del Governo per evitare ulteriori attacchi degli speculatori finanziari. Era il periodo in cui il nostro famoso spread superava i seicento punti base.
Quando arriva anche la sentenza di primo grado per il processo Mediaset, lo scontro politico-istituzionale tra Berlusconi e la magistratura è ormai un refrain che va in scena ad ogni intervista e su ogni medium in cui compare il Cavaliere.
Nel nuovo video ricorda i cinquanta processi a suo carico, la spropositata richiesta di risarcimento, arrivando a contestare addirittura gli esiti di quella Tangentopoli che fece piazza pulita della politica attraverso le vie giudiziarie, fino al paventare la cosidetta “minaccia comunista”. È il primo di agosto del 2013
A distanza di neanche due mesi, dopo l’ulteriore complicarsi delle sue vicende giudiziarie (è stato condannato in Cassazione per frode fiscale, con conseguente interdizione dai pubblici uffici), ecco spuntare l’ultimo videomessaggio, datato 18 settembre
Torna Forza Italia, continua a fare politica, non mollerà.
Questo è il riassunto del messaggio che prelude al voto della giunta per le autorizzazioni del Senato, che deciderà se far decadere Silvio Berlusconi dal ruolo di Senatore, per effetto della legge Severino (che prevede la decadenza dei parlamentari che subiscano condanne definitive superiori ai due anni e che il suo stesso partito ha votato durante l’esperienza del Governo tecnico di Mario Monti).
Ad oggi, la giunta del Senato non ha ancora deciso, ma aspettiamoci una vera e propria chiamata alle armi qualora si decidesse per la decadenza (come è probabile che sarà), nonchè un nuovo videomessaggio.