Dopo avere analizzato al microscopio la fase adolescenziale dell’essere umano con tre libri e tre film di successo, Federico Moccia passa alla fase successiva, occupandosi di ciò che avviene dopo il diploma di maturità. Giovedi 26 settembre, infatti, è atteso nelle sale cinematografiche -distribuito da Medusa – “Universitari – molto più che amici”, il nuovo film del regista di “Tre metri sopra il cielo”, che è stato presentato alla stampa lo scorso venerdì.
La trama si basa sulla storia di sei studenti universitari che si ritrovano a condividere gli spazi di una ex clinica, Villa Gioconda, che il proprietario decide di affittare a studenti fuori sede e che diviene un divertente teatro delle vicende personali dei protagonisti.
Questa volta lo scrittore sembra avere ampie pretese narrative poiché affronta temi molto attuali e diffusi tra i giovani: amori, esami da sostenere, incertezza del futuro, precariato, assenza di valide opportunità e difficoltà di inserimento nel tessuto sociale. Nel trasporre tali tematiche sul grande schermo, Moccia ha rivelato di avere personalmente intervistato moltissimi studenti che l’hanno aiutato a determinare il profilo dei suoi personaggi, ideati a quattro mani con l’aiuto della sceneggiatrice Ilaria Carlino.
Interpretato da attori poco noti al grande pubblico come Primo Reggiani, Simone Riccioni, Brice Martinet, Mariachiara Centofanti, Nadir Caselli e Sara Cardinaletti, ‘Universitari’ non pretende di diventare un film d’autore: il suo intento è scandagliare l’universo giovanile, quello a metà tra la spensieratezza degli anni della scuola e il mondo crudo e faticoso degli adulti. Se l’obiettivo è quello di intrattenere, Moccia può ritenersi soddisfatto. La scelta di interpreti come Maurizio Mattioli, Dario Bandiera, Paola Minaccioni, Louis Molteni, Barbara De Rossi e Amanda Sandrelli senz’altro aiuta a concretizzare la pretesa di divertire il pubblico.
E’ difficile ipotizzare quale sarà la risposta del botteghino ad un film in parte penalizzato dall’immagine dello scrittore, associato più spesso ad un catenaccio che ad una cinepresa; quel che resta da scoprire è come Moccia percepisca la realtà dello status di studente, con quali occhi ne osservi le sue vicende e con quale animo ne affronti le difficoltà.