Durante la scorsa notte, Telefonica – compagnia telefonica spagnola – ha chiuso l’accordo che le permetterà di salire dal 46% al 66% di Telco, società che controlla la nostra Telecom, con un aumento di capitale di 323 milioni di euro.
La compagnia spagnola arriverà a possedere il 22% di Telecom e – con una maggioranza relativa – diventerà prima azionista della società italiana.
Le società italiane già azioniste della compagnia – Intesa San Paolo, Generali e Mediobanca – hanno manifestato l’intenzione a concludere i rapporti con Telecom. Intanto, intercettato al convegno “In principio è la Rete”, l’amministratore delegato di Telecom – Marco Patuano – ha tranquillizzato i dipendenti: «Non sono intenzionato a licenziare nessuno, ma c’è bisogno di un piano sostenibile nel lungo periodo con regole pro competitive e pro investimenti».
Ad ogni modo, ieri è stata una giornata di discussione e polemiche sullo scorporo della rete delle telecomunicazioni, ponendo l’attenzione sugli investimenti che, sia Telecom che Telefonica – ricoperti di debiti – avranno difficoltà a sostenere.
«Se Telecom non propone lo scorporo come iniziativa volontaria – afferma il commissario dell’Agcom, Antonio Preto – forse dovremmo avviare i dovuti approfondimenti per accertare la sussistenza delle condizioni per imporlo come rimedio a garanzia della parità di accesso». Non tarda la replica del vice ministro dello Sviluppo Economico, Antonio Catricalà, che crede sia «troppo difficile imporre a Telecom Italia uno scorporo della rete».
In serata, interviene il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabé: «Per procedere a uno scorporo non volontario della rete, cosa che non è prevista da nessuna indicazione normativa a livello italiano ed europeo, credo che servano motivi di una gravità eccezionale che non sussistono assolutamente né in Italia né in Europa. Le dichiarazioni fatte da Preto non possono rispecchiare l’orientamento né a livello europeo della commissaria Kroes né l’orientamento dell’Agcom, che a quanto mi risulta non è mai stato espresso».