La recente notizia della candidatura di Roberto Vecchioni al premio Nobel letterario ha suscitato non poche reazioni, tra le più disparate: dalla gradita sorpresa, condita con la consueta ironia, del diretto interessato (“Quando mi hanno avvisato dal Corriere della Sera pensavo a uno scherzo […]”) espressa tramite la pagina facebook dell’artista, all’ orgoglio ed entusiasmo dei fan sparsi per l’ intera penisola. Finanche ad un certo scetticismo serpeggiante sulla rete web: alcuni ritengono il cantautore o non all’altezza rispetto alla levatura internazionale del riconoscimento, o inferiore nei confronti di colleghi del passato, De Andrè in particolare.
Tirando le somme, appare subito chiara una nettissima predominanza del Vecchioni cantante quale autore di grandi successi nella musica italiana del calibro di Samarcanda, Sogna, ragazzo sogna e l’ultimo Chiamami ancora amore per citare i più noti. Questa grande luce, tuttavia, rischia di lasciare in ombra una figura di altrettanto valore e fascino che merita di essere rischiarata: il Vecchioni romanziere.
La sua carriera letteraria inizia e prosegue tuttora, in gran parte, nel segno di Einaudi. “Viaggi del tempo immobile” è l’esordio del 1996 con la casa editrice torinese, a cui seguono “Le parole non portano le cicogne”(2000), “Parole e canzoni”(2002), “Il libraio di Selinunte”(2004) con una nuova prefazione in forma di racconto, “Diario di un gatto con gli stivali”(2006) fino a “Scacco a Dio” del 2009. Ancora in stesura la prossima opera annunciata, “Lettere senza ritorno”.
Mettendo da parte la raccolta dei testi composti nella carriera “Parole e canzoni”, possiamo certamente individuare alcune linee guida che contraddistinguono tutti i romanzi nominati. In particolare: la presenza di un personaggio chiave che racconta storie di uomini passati e non, esperienze vissute o fiabe. Non necessariamente il protagonista, è spesso rappresentato da un cantastorie che si rivolge ad un pubblico o addiritura a Dio, come nel caso dell’ immortale Teliqalipukt. Ancora, Destinatari di queste storie sono i bambini oppure adolescenti alle prese con i problemi tipici dell’età evolutiva. Infine, alla base di ogni romanzo,uno scopo educativo, un insegnamento senza età che attinge ai grandi nomi della storia umana di tutti i tempi: Saffo, Catullo, Shakespeare, Cervantes per i grandi classici ma anche il disegnatore Carl Barks o il linguista De Saussure; persino Robin Hood e Cenerentola.
Si può dire, perciò, che il cuore pulsante dei libri di Vecchioni, così come di tante canzoni, risieda nell’essere umano. Le debolezze nascoste, le gioie, gli amori perduti o conquistati, le malinconie della vita che ci accompagnano quotidianamente. Possono cambiare le epoche, i mondi, ma a non mutare sono le sensazioni e i tremiti che ogni emozione, positiva o negativa che sia, lascia in ognuno.
Ecco finalmente comparire, all’ombra del cantautore/ insegnante, il Vecchioni cantastorie.
Una rassegna dei suoi lavori:
Viaggi del tempo immobile
Il cantastorie Teliqalipukt, che “era stato mille uomini, in mille corpi diversi”, “sperduto sognatore” e “drogato dalla Terra” si rivolge a piccoli bambini immortali. I racconti del lato nascosto nei grandi personaggi e nei grandi fatti storici dell’umanità: Alessandro Magno, Saffo, Zio Paperone e tanti altri, ciascuno portatore di una verità che non sapevamo ancora.
Le parole non portano le cicogne
L’adolescente Vera, curiosa e “veteromane, come si definisce, con gusti musicali diversi dai coetanei e in lotta con l’ipocrisia del mondo adulto. Otto November, un bizzarro quanto geniale professore di linguistica in pensione. Un incontro tra due generazioni nel segno delle parole e del loro significato più profondo.
Il libraio di Selinunte
Nella siciliana Selinunte la storia del’incontro tra il giovane Nicolino e un misterioso libraio giunto all’improvviso in città. Tutto evitano e disprezzano il vecchio. Solo Nicolino, di nascosto, sarà il pubblico silenzioso delle sue letture, fino all’ ineffabile conclusione.
Diario di un gatto con gli stivali
“Le favole non sempre dicono la verità […]. I cattivi vengono scambiati con i buoni e i buoni con i cattivi. Ma ricordate: niente è come appare”. Queste le sconvolgenti rivelazioni di un cantastorie ad un gruppo di allibiti bambini. Possibile che il terribile lupo cattivo in realtà sia buono e Cappuccetto Rosso diabolica? Che i principi azzurri siano di un altro colore? Forse sì, guardando con occhi nuovi le fiabe tradizionali.
Scacco a Dio
Una vecchia conoscenza, l’immortale Teliqalipukt. Il pubblico, stavolta, nientemeno che Dio ‘in persona’ in crisi esistenziale. I sintomi? “Un infinito vuoto, una specie di nausea astrale, un sottosopra, una gran voglia di rompere tutto e ricominciare da capo” a causa del distacco crescente con gli esseri umani e la loro mentalità. Solo il cantastorie, che delle storie degli uomini è profondo conoscitore e narratore, può aiutarlo a colmare questa distanza.