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Categorie: Ambiente Cronaca News

La Terra dei Fuochi e il muro della vergogna

Published by
Domenico Cacciapuoti

Quando la determinazione, il coraggio e, a volte, anche la disperazione sono così forti, così ostinati, chi tenta di contrapporsi non può fare altro che erigere un muro. Non deve essere necessariamente di pietra come la Grande Muraglia cinese o il Vallo di Adriano, ma la Storia ha visto innalzati muri ideologici, politici, culturali, muri di gomma, come quello eretto dallo Stato italiano per proteggere i segreti celati dietro la strage di Ustica e che per abbatterlo i parenti delle vittime hanno impiegato decenni.

Anche la Terra dei Fuochi, una vasta area tra la provincia di Napoli e Caserta, ne ha uno, il Muro della vergogna. Lo si può trovare ovunque la criminalità possa contare su istituzioni complici e disoneste, che le permettono di accatastare illecitamente metri e metri quadrati di spazzatura di ogni tipo. Quando il muro diventa troppo alto e non si può più far finta di ignorarlo, quando la rabbia della gente rischia allora di diventare incontrollabile, va abbattuto e ricostruito altrove.

L’ultima volta che ne è stato visto uno era a Giugliano di Napoli. Era stato costruito lungo una via periferica che collega Giugliano a Casacelle, un piccolo comune in provincia di Napoli. Non ci sono negozi, non ci sono scuole, non c’è nulla lungo quella strada, solo terre, caseggiati abusivi e prostitute straniere, che aspettano i clienti sedute sotto a degli ombrelloni, per proteggersi dal sole.

Sabato 21 il Comune di Giugliano aveva deciso di potenziare il servizio di video sorveglianza nella zona e di inviare sul posto delle guardie ambientali. Domenica 22 il maxi-rogo, visibile a km di distanza. Per spegnerlo ci sono voluti cinque autobotti e diverse ore di attività frenetica da parte dei vigili del fuoco. Con pochi soldi è stata mandata la solita banda di disperati che ha dato fuoco ai cumuli di spazzatura, che si sono trasformati in un fumo nero, carico di diossina.

Il Muro della Vergogna
Gli abitanti della zona, cogliendo l’occasione della presenza di forze dell’ordine e dei media locali, hanno iniziato una lunga protesta, denunciando che da anni avevano informato di quanto stava accadendo da quelle parti. Sversamenti illeciti ed abusivi, ricettacolo di auto rubate ed elettrodomestici, un muro di pattume così compatto da diventare parte integrante della carreggiata. Alcuni raccontano di essersi dotati addirittura di fucile e al primo movimento sospetto sparare colpi in aria per allontanare chi tentava di sversare illecitamente lungo la strada. Alcune famiglie spaventate dal fuoco, arrivato nei pressi delle loro abitazioni, sono state costrette ad abbandonare le case per non essere intossicate dal fumo.

Lo stesso Muro della vergogna hanno provato ad abbatterlo gli abitanti di un altro paese in provincia di Napoli, Barra. Lì si trova il cimitero dei colerosi, luogo che raccoglie dentro le sue mura le spoglie di importanti personaggi della storia napoletana come il fisico e patriota Macedonio Melloni. Costruito nel 1836, accoglie i deceduti per colera delle diverse epidemie avvenute nella zona durante il XIX secolo. I residenti per anni hanno denunciato strani movimenti all’interno del camposanto, finché lo scempio non è stato più celabile e sono intervenute le forze dell’ordine. All’interno sono stati trovati tonnellate di sacchetti dell’immondizia, elettrodomestici e persino la carcassa di un auto data alle fiamme. L’artista napoletano Peppe Zinno ha coperto le tombe del cimitero con lenzuola dipinte raffiguranti l’immagine del defunto a simboleggiare che l’arte è l’ultimo baluardo contro il degrado ambientale e mentale che attanaglia la città. Anche qui dopo anni il Muro della vergogna, dietro il quale si sono celate le più assurde nefandezze, è stato abbattuto e attende di essere ricostruito altrove.

Lenzuola dipinte dall’artista Zinno

Il muro è un simbolo molto forte nell’immaginario di tutti noi, perchè rappresenta un ostacolo al movimento, alla comunicazione. Se è eretto da altri per allontanarci, può essere causa di angoscia e sofferenza. Lo Stato qui, nella Terra dei Fuochi, continua ad erigere muri, come se volesse separare questo lembo di terra dal resto del territorio, per lasciarlo alla mercè di criminali senza coscienza e di politici senza scrupoli. Alle denunce si è cercato di rispondere limitando la questione a livello regionale, facendone quasi una fenomeno di costume. Gli attivisti sono stati lasciati soli, con il rischio di diventare dei simboli, delle vittime sacrificali, se troppo scomodi per la camorra.

Alle richieste di bonifica del territorio si è risposto con un altro muro, quello che circonderà il termovalorizzatore, che dovrebbe sorgere a Giugliano per lo smaltimento delle oltre sei milioni di ecoballe depositate a Taverna del Re nel periodo della cosiddetta emergenza rifiuti. Una decisione calata dall’alto come la costruzione dell’altro inceneritore quello di Acerra oppure l’apertura della discarica di Chiaiano. Attraverso uomini coraggiosi come don Maurizio Patriciello, attraverso il coraggio di andare avanti da parte di una comunità asfissiata da gas e impestata con ogni genere di veleno, si cerca di instaurare un dialogo con uno Stato sordo e insensibile. C’erano altre vie per impedire che si arrivasse a questa situazione di degrado. Quelle vie che – con un po’ di ingenuità e di semplicismo – passano per la costruzione di ponti, anziché di muri.

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Domenico Cacciapuoti