Oggi, sabato 21 settembre 2013, si celebra la ventesima edizione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer. Numerose le iniziative dal nord al sud d’Italia, che vedranno, nel corso del giorno, alta affluenza, sulla scia degli scorsi anni, nei Centri di Disturbi Cognitivi e non solo. Sono stati infatti organizzate manifestazioni di ogni sorta, volte a sensibilizzare un Paese che, purtroppo lo è ancora troppo poco sotto alcuni aspetti.
In Italia non vi è, infatti, ancora un piano nazionale a riguardo, come in altri paesi comunitari. Problema per cui urge una soluzione concreta al fine di garantire una corretta assistenza del malato, come dei caregivers, anch’essi tutelati al minimo.
A dare un po’ di sollievo alle mancanze dello Stato sono le associazioni presenti su tutto il territorio nazionale che, attraverso molteplici forme di assistenza, si occupano della cura degli malati, così come della formazione di coloro che li assistono.
Perché l’Alzheimer ha un forte impatto economico anche e soprattutto sulle spalle dei familiari, costretti a pagare ingenti somme tra cure mediche, farmaci ed assistenza. Per non parlare poi del forte stress emotivo a cui si è esposti nell’assistenza dei familiari: lo strazio nel vedere le persone che si amano dimenticare, a poco a poco, la propria storia ed i propri affetti è una cosa a cui non ci si può preparare in alcun modo.
Primi sintomi della malattia neurodegenerativa tra le più diffuse nel globo, sono, infatti, la perdita della memoria e del raziocinio, dovuta alla distruzione di neuroni ad opera della beta-amiloide (proteina che agisce da collante tra di essi), ed alla conseguente diminuzione dell’acetilcolina (neurotrasmettitore essenziale per ogni facoltà intellettiva). La malattia viene quindi diagnosticata solo quando già si palesano segni clinici evidenti.
Inizialmente peraltro questi segnali sono erroneamente spesso associati alla senilità, in assenza di markers diagnostici ricavabili con metodi tradizionali. Associazione non del tutto inesatta dal momento che il morbo può presentarsi in due forme: la forma genetica, più rara e in casi con precedenti familiari e la forma senile, più diffusa, tanto da colpire una persona su due dopo i 90 anni.
E le stime dei medici sono decisamente nefaste, tanto da annunciare una cifra fittizia di 115 milioni di malati entro il 2050. A mettere a dura prova poi le speranze della popolozione sono anche gli scarsi risultati ottenuti a riguardo circa le terapie: la mancanza di fondi ed il conseguente rallentamento della ricerca mina fortemente la brama di risposte concrete.
Tuttavia qualche barlume di speranza era stato dato dall’Università di Santa Barbara in California, che aveva annunciato una potenziale svolta nel 2013 grazie alla scoperta di una mutazione genetica connessa al morbo.
Per adesso si può, dunque, soltanto alleviare in tutti i modi la sofferenza provocata da questa diffusa ed ancora in parte sconosciuta malattia sull’onda di brillanti idee, come quella dell’Unicredit Alzheimer Cafè, inaugurato il 18 settembre, che mette a disposizione di quanti colpiti dal morbo, spazi oltre che incontri e servizi a tutto tondo.
Risulta così fondamentale il significato simbolico di giornate come quella di oggi, oltre all’azione di promozione e sensibilizzazione necessaria per sconfiggere tutti insieme uno dei maggiori disagi, in ambito medico, del nostro tempo.
[Fonte: Federazione Alzheimer Italia]