La Cassazione ha respinto il ricorso, Silvio Berlusconi dovrà risarcire la Cir di Carlo De Benedetti per circa cinquecento milioni di euro. Un colpo duro per il Cavaliere che rischia di modificare gli equilibri del potere economico italiano. Ma non c’è solo la condanna per il lodo Mondadori, ci sono anche i processi “Ruby 1”, “Ruby 2” e quello in corso a Napoli per la presunta compravendita di parlamentari. E c’è la condanna per frode fiscale, che potrebbe causare la decadenza da senatore di Berlusconi. Nonostante ciò, il leader del Pdl non intende abbandonare la politica e rilancia con un videomessaggio il progetto politico di Forza Italia nello stesso spirito del ‘94.
Era la prima metà degli anni ’90, le inchieste giudiziarie del pool di Milano avevano falcidiato i leaders di Dc, Psi e dei cosiddetti “partiti laici”, dalla censura del sistema di finanziamento illegale dei partiti la politica che per decenni aveva governato il paese usciva con le ossa rotte, i governi tecnici guidavano la transizione e il Pds di Achille Occhetto aveva conquistato i maggiori comuni del nord. Fu in questo contesto che l’imprenditore Berlusconi e la sua neonata creatura politica, Forza Italia, vinsero contro ogni pronostico le elezioni del 1994.
Messa in piedi in fretta e furia, Forza Italia offriva una sponda politica all’elettorato dei vecchi partiti atlantisti e allo stesso tempo prometteva ai delusi dalla politica una grandiosa “rivoluzione liberale” per liberare il paese dal peso della burocrazia e dall’inconcludente “teatrino” della politica. La ricetta era abbassare le tasse abbattendo i costi dello Stato, togliere i “lacci e lacciuoli” che trattenevano le energie di una società civile dinamica ma oppressa a lungo da uno Stato elefantiaco e dai costi della politica, il sistema di “tangentopoli”. In origine, non era neppure la magistratura il problema, anzi, l’azione dei magistrati contro la concussione degli imprenditori fatta sistema dai partiti politici veniva elogiata e fu Berlusconi ad offrire al pm di “Mani pulite” Antonio Di Pietro nientemeno che il ministero della Giustizia.
Dopo vent’anni dalla “discesa in campo” però, tirando le somme è possibile dire che quella riforma liberista radicale è mancata e che la teatralità di una politica nei fatti inconcludente non è venuta meno. Oggi Berlusconi ci riprova, rilanciando Forza Italia, forse fuori tempo massimo. Il nodo più urgente stavolta sarebbe la giustizia, e l’assist in questo senso arriva dai Radicali italiani e dalla loro proposta di referendum.
Intanto qualcosa di diverso si muove all’interno del blocco che per vent’anni ha seguito il Cavaliere. Nell’area di centrodestra il ritorno a Forza Italia non è gradito a molti “ex” di Alleanza Nazionale. Se per alcuni Berlusconi crea e disfa a suo piacimento partiti ignorando storie e tradizioni politiche, altri hanno nostalgia di quel partito presente sul territorio e attivo nella militanza, in grado di mobilitare migliaia di aderenti e simpatizzanti in manifestazioni, spazzato via dal “partito leggero” di matrice berlusconiana.
Il progetto del Pdl come partito unico di centrodestra è dunque destinato a tramontare. Con le mancate primarie sono nati i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e Guido Crosetto, che hanno espresso anche una rappresentanza parlamentare. E si moltiplicano le iniziative tendenti ad una nuova soggettività politica unitaria che riunisca la diaspora degli ex An, soprattutto dopo l’uscita di scena della figura divisiva di Gianfranco Fini.
Alla festa di Atreju è stata proprio Giorgia Meloni a proporre l’alternativa a Forza Italia: “un centrodestra partecipato, radicato e onesto” fatto di primarie, congressi, regole certe e democrazia. Potrebbe seguirla Gianni Alemanno ormai ex sindaco di Roma e sempre più lontano dal Pdl dopo la debacle alle scorse amministrative di Roma. Ma c’è anche il nome di Flavio Tosi, il sindaco leghista di Verona, “federalista ma patriota” e soprattutto inviso a Umberto Bossi.
Per una nuova edizione di Alleanza Nazionale in prima linea Francesco Storace, punto di riferimento dell’ala nostalgica del Movimento Sociale Italiano di Almirante. Reduce dalla sconfitta alle elezioni regionali nel Lazio, l’ex governatore punterebbe a sbloccare il tesoretto della Fondazione di Alleanza Nazionale per rilanciare il partito fondato a Fiuggi nel 1995.