Il “balletto” tra Caprotti e Pugliese inizia a seguito di un articolo pubblicato sul Corriere della Sera in cui Riccardo Franco Levi tesse le lodi dell’eccellenza imprenditoriale italiana e cita uno dei due soggetti in causa, Esselunga. Non passa molto tempo ed Eugenio Caprotti decide di inviare una lettera al quotidiano milanese. Oltre ai ringraziamenti dovuti per le lusinghiere parole del Corriere, il presidente di Esselunga ci tiene a precisare che esistono differenze fondamentali fra realtà imprenditoriali come la sua e Luxottica o Armani, titani a livello mondiale.
Ma veniamo alla parte interessante. Rivendicando la totale italianità di Esselunga, Caprotti denuncia, in un misto di desolazione e indignazione, la realtà in cui oggi sono costretti a lavorare i piccoli imprenditori italiani, ostaggi della pubblica amministrazione. Come si evince dalle parole del fondatore di Esselunga, le difficoltà quotidiane riguardano sì la tassazione quasi al 60%, l’impossibilità di muoversi liberamente nella scelta dei collaboratori e i tempi burocratici infiniti, ma soprattutto riguardano la politica.
La denuncia è chiara: è la politica ad impedire a un realtà multi provinciale come Esselunga l’apertura in tempi adeguati di nuove sedi sul territorio italiano. Un clima politico sfavorevole e pieno di ostacoli quindi, rappresentato da soggetti come il nuovo sindaco di Roma, che Caprotti definisce “un po’ opinionated”, e da quelli che per anni gli avrebbero impedito di aprire punti vendita a Firenze, a Modena o a Genova.
Una volta scagliata la prima pietra, non occorre attendere molto perché qualcuno decida di rispondere chiaramente alle dichiarazioni di Caprotti. E quale luogo più adeguato per una replica, se non lo stesso Corriere della Sera? Così, una seconda lettera arriva al quotidiano nazionale, questa volta firmata Francesco Pugliese, presidente di Conad.
Pugliese considera quanto meno eccessive le dichiarazioni di Caprotti e lo critica innanzitutto per aver insinuato l’idea che i due più grandi operatori nazionali del settore distribuzione siano «politici», senza dare chiarimenti in merito. Poi rincara la dose: Caprotti sbaglia soprattutto nell’additare esclusivamente la politica, colpevolizzandola di aver ostacolato le sorti di Esselunga per decenni. Più avanti nella lettera arriva la stoccata finale. Secondo Pugliese, infatti, le accuse del presidente di Esselunga sarebbero solo un alibi, dato che proprio Caprotti avrebbe “visto nascere e finanziato una compagine politica”, con riferimento a Forza Italia.
Uno scambio di opinioni vivace, quello Conad vs Esselunga, destinato forse a continuare, ma più probabilmente ad esaurirsi, una volta calmati i bollenti spiriti.
[Fonte: Corriere della Sera]