In Kenya i sentori dell’evoluzione tecnologica arrivano da esperienze come quella di iHub, una comunità virtuale nata a Nairobi e dedicata a chi si occupa di tecnologia, inclusi investitori e tech companies. L’attenzione è rivolta soprattutto ai giovani imprenditori, ai programmatori web e mobile, ai designer e ai ricercatori. L’obiettivo è duplice: dare al Kenya un settore tecnologico competitivo a livello globale e puntare a una qualità sempre più alta dei sistemi.
La mente è Erik Hersman, già ideatore dei siti internet WhiteAfrican e Afrigadget e noto tecnologo, che da diverso tempo si occupa dell’impatto e dell’introduzione delle tecnologie nel continente africano. Fra le sue “creature” anche Ushaidi, un software adottato in numerosi Paesi, da Haiti all’Afghanistan, per la raccolta, la visualizzazione, la geolocalizzazione interattiva di informazioni e la mappatura delle crisi.
La sfida, secondo Hersman, è riuscire a trasformare Nairobi nella principale tech hub africana in dieci anni, sorpassando ad esempio la più ricca Cape Town. L’occidentale cresciuto nell’Africa dell’Est, è deciso a mettere in discussione l’idea di un continente esclusivamente soggiogato da guerre e fame, in particolar modo di fronte a un popolo, quello americano, che spesso ancora gli domanda “se in Africa esistano computer e telefonia mobile”.
Perché in Kenya, la telefonia mobile esiste. Come testimonia l’esperienza di Safaricom. Sei anni fa, infatti, la più grande compagnia telefonica del Paese lancia M-Pesa, un servizio di trasferimento di denaro tra utenti. Una proposta semplice ed efficace, che offre account di telefonia mobile su cui depositare denaro da utilizzare in qualsiasi luogo e momento. Il successo del servizio è indiscutibile: dal 2007 a oggi, infatti, ha regalato alla compagnia telefonica un numero invidiabile di abbonati, che fanno uso di M-Pesa per ogni tipo di prestito o pagamento, dalle tasse alla corrente elettrica, passando per l’invio di denaro allo zio che vive lontano.
Sono esempi, quelli di iHub, Ushaidi e M-Pesa, che hanno dato al Kenya una nuova credibilità nel mercato globale della telefonia mobile e hanno spinto il panorama internazionale a considerare Nairobi un terreno fertile per la creazione di software innovativi. Sono numerose, infatti, le società multinazionali come Nokia, Google o Microsoft che sono già approdate nella capitale africana.
In questo panorama di ottimismo, però, c’è anche lo scetticismo di chi non crede certo sia Nairobi il luogo ideale dove trovare esperienze di successo come i-Hub e M-Pesa, considerati casi sporadici e isolati. La vera preoccupazione è che un’insistente promozione pubblicitaria soffochi la vera innovazione tecnologica, danneggiando l’economia del Paese, più che aiutandola.
[Fonte: The Guardian]