Le capacità computazionali degli smartphone, abbinati alle infinte potenzialità del cloud, hanno fornito a quelli che un tempo erano semplici cellulari la possibilità di eseguire un numero crescente di compiti sempre più complessi. Parallelamente a questa impressionante crescita in termini di servizi offerti, stiamo assistendo a una ricerca sempre più spinta di mezzi che ci possano permettere di comunicare con facilità coi nostri smartphone.
L’interazione coi dispositivi, la capacità di farci comprendere col minimo sforzo nonostante i limiti fisici di questi oggetti, sono al centro di molte iniziative da parte dei colossi dell’informatica. Siri, Google Now, e la recente iniziativa di Microsoft chiamata “Cortana” sono esempi di assistenti virtuali che cercano di comprendere le nostre necessità e tradurle in informazioni e azioni. Microsoft può vantare Kinect, tecnologia particolarmente adatta a uno scenario desktop.
Anche Intel ha inaugurato all’inizio di quest’anno una linea strategica finalizzata a posizionarsi all’interno di questa corsa alla riprogettazione dell’interazione uomo-macchina. Il progetto è stato presentato per la prima volta al CES di Gennaio 2013 ed è stato chiamato “Perceptual Computing”.
Il “Perceptual Computing” è una visione di interazione in cui i dispositivi saranno in grado di percepire le nostre azioni in termini di riconoscimento dei gesti, delle espressioni facciali e del linguaggio naturale.
Intel sta intraprendendo una serie di importanti iniziative finalizzate a realizzare la visione del Perceptual Computing.
Alla fiera Computex di quest’anno Intel ha annunciato la creazione di un fondo di investimento di 100 milioni di dollari che avrà la missione di finanziare nei prossimi 2-3 anni startup e società che sapranno abilitare esperienze di interazione innovative, naturali e immersive.
Inoltre, con lo slogan “Fight the status Quo”, ha creato una pubblica gara di progetti e idee chiamata “Intel Perceptual Computing Challenge” le cui submission sono però ormai chiuse, e si è attualmente in attesa dei risultati.
A Giugno Intel ha acquisito la società Omek Interactive specializzata nella realizzazione di tecnologie di riconoscimento dei gesti.
Infine, pochi giorni fa, Intel ha annuncio di aver completato a fine Maggio l’acquisizione di Indisys, startup iberica focalizzata sul riconoscimento del linguaggio naturale e sull’implementazione di assistenti virtuali. La maggior parte degli impiegati Indisys lavora ora direttamente per Intel, incluso il CEO Pilar Manchon già in forza all’R&D di Intel a Santa Clara in California.
L’intento di Intel pare dunque essere duplice: da un lato rafforzarsi in modo strategico sulle tecnologie hardware e software per acquisire e analizzare dati relativi all’interazione, e dall’altro invogliare gli sviluppatori a includere queste tecnologie nelle loro applicazioni. A questo proposito sul sito di Intel è possibile accedere a un “Perceptual Computing SDK” e anche ordinare una apposita “camera” che tanto ricorda il Kinect.
Assisteremo a una nuova rivoluzione come quella operata nel lontano 1968 da Doug Engelbart quando all’Augmentation Research Center Lab ideò il mouse? Intel, per implementare l’ambiziosa visione del Perceptual Computing, dovrà dimostrare di sapere valorizzare al meglio di talenti che ha acquisito nel proprio team, spingendoli su temi quali quelli dell’Intelligenza Artificiale che per molti versi sono ancora di frontiera, ancora sprovvisti, a detta di alcuni esperti, di quelle qualità base per poter realizzare un’efficace comunicazione con l’uomo – quali per esempio il “senso comune”.
[Fonte: Engadget]