Zach Anner è un ragazzo statunitense di ventinove anni che ha partecipato ad un reality show condotto da una delle più importanti presentatrici americane, Oprah Winfrey. Vincendo la possibilità di realizzare un suo show che sarebbe stato poi mandato in onda. Questo dopo essersi diplomato, aver lavorato nel parco divertimenti Disney World, essersi laureato… Dopo l’avventura televisiva da comico, adesso Zach fa l’istruttore di ginnastica.
Sembra una storia comune a tanti giovani, tranne che per un particolare. Zach è affetto da “paralisi celebrale”. Inchiodato su una sedia a rotelle. Per andare sul tapis roulant deve inginocchiarsi sopra e poi mettersi in piedi facendo forza sulle braccia. Quando lo avvia, le sue gambe fanno fatica a restare dritte, eppure Zach lo usa. Nonostante anche le braccia e il resto del corpo risentano del suo problema.
Impossibile non pensare a quel «Corri Forrest, corri!» di Forrset Gump entrato ormai nell’immaginario comune. Sebbene personaggio di fantasia, potrebbe avere il volto di questo giovane ragazzo americano. O a Nick Vujicic, ragazzo australiano senza arti superiori né inferiori che cerca, attraverso lezioni, conferenze, video, di mostrare a tutti come la vita meriti di essere vissuta nonostante le difficoltà.
Non si resta indifferenti di fronte a questi video e alla volontà e ottimismo di queste persone. Non si resta indifferenti di fronte alla loro forza d’animo. Non si resta indifferenti di fronte a quello che ci mostrano e che è una lezione che va ben oltre qualsiasi attività essi stiamo svolgendo.
Abbiamo tutti da imparare dalle loro storie. Soprattutto quando ci lamentiamo della nostra vita, soprattutto quando pensiamo di non avere nulla, quando ci dimentichiamo che la vita è un’avventura che ci regala tante soddisfazioni. Se solo avessimo la pazienza e capacità di vederle. Se solo ci fermassimo un momento invece di correre sempre e non vedere la bellezza di quello che l’esistenza ci offre.
Le loro storie ci costringono a rimettere in discussione le nostre certezze, ci mettono nella condizione di doverci interrogare su quale sia il senso della vita e quali siano le “condizioni” che siamo disposti ad accettare per viverla. Ci inducono ad interrogarci quanto noi “siamo” il nostro corpo e quanto invece noi “siamo nonostante” il corpo. Se saremmo capaci, come hanno fatto questi due ragazzi, di trovare strade alternative per esprimere noi stessi. O se invece non riusciremmo a sopportare non poter fare magari esattamente le stesse cose che la nostra “normalità” ci permette di fare.
Zach e Nick, come tante altre persone che, nonostante il loro handicap, hanno trovato la strada per vivere la loro vita, ci ricordano come la vita sia un’avventura spesso difficile, spesso dolorosa, che però vale sempre la pena di vivere.